Dopo quindici anni di assenza dalle scene, torna per un tour mondiale in quest’estate del 2008 il poeta, scrittore e cantautore canadese Leonard Cohen. Il 28 Luglio fa tappa a Roma per un concerto alla Cavea dell’Auditorium. Puntualissimo come pochi altri fa il suo ingresso alle 21:00 mostrandosi al pubblico nella magnificenza della sua minuta figura.
Un fascinoso cappello che lo fa sembrare uscito da un film noir nasconde i corti capelli grigi e lascia intravedere il suo sguardo. Le coriste attaccano e Leonard Cohen, inginocchiatosi verso il magnifico strumentista Javier Mas, svela la sua voce d’oro sulle note di “Dance Me To The End Of Love”. Il pubblico con un fragoroso applauso saluta questo suo canto che sembra venire da tanto lontano con ancora più entusiasmo rispetto a quando, pochi attimi prima, ha salutato l’ingresso dell’Artista stesso. Si prosegue con la magnifica “The Future” e “Ain’t No Cure for Love” e si capisce già che sarà un evento veramente speciale. Con la successiva “Bird on the Wire” (celebrata anche da una riuscita cover di Johnny Cash) si raggiunge uno dei picchi assoluti della serata, impossibile non essere emozionati da Cohen, che sotto un bellissimo cielo stellato estivo sussurra i versi “Like a bird on the wire, Like a drunk in a midnight choir, I have tried… in my way… to be free…”.
I capolavori sono tutti serviti e neanche l’errore di ripetere due volte lo stesso verso durante “Everybody Knows” intaccano la poesia e la bellezza del momento. Dopo una pausa di circa venti minuti si ricomincia con Cohen alle keyboards per la sola “Tower of Song” seguita da “Suzanne” accolta, come immaginabile, con tantissimo entusiasmo. Il pubblico romano si mostra affettuosissimo con numerosi applausi e standing ovation quasi dopo ogni canzone. Leonard Cohen è orgogliosamente commosso da tanto affetto che, elegantemente, divide con i suoi musicisti presentandoli con tanto di inchino praticamente ad ogni canzone e durante ogni singolo assolo. Il capolavoro “Hallelujah” mi fa tornare in mente il fatto che per scriverne le due strofe centrali a Cohen sono occorsi ben due anni e che Bob Dylan, innamorato di tale brano, ne fece una cover live con la quale per un periodo era solito aprire i suoi concerti. Altro picco della serata è stata la bellissima “I’m Your Man” ed i vari bis, simpatico l’inizio di “Sisters Of Mercy” durante il quale Cohen interrompe il brano e chiede al pubblico (ormai alzatosi dalle poltroncine e accorso sotto al palco) come continuava la canzone; dopo che, in molti, glielo ricordano, riprende dall’inizio divertito.
I lunghi ringraziamenti finali a chi era presente quella sera e a chi da anni conosceva ed apprezzava le sue canzoni hanno il sapore di un romanticissimo addio. E’ stato bellissimo per tutti i presenti aver avuto l’opportunità di salutare in una serata così toccante uno dei massimi cantautori e poeti della Musica.
Setlist: Dance Me to the End of Love, The Future, Ain’t No Cure for Love, Bird on the Wire, Everybody Knows, In My Secret Life, Who by Fire, Hey, That’s No Way to Say Goodbye, Anthem, Tower of Song, Suzanne, The Gypsy’s Wife, Boogie Street, Hallelujah, Democracy, I’m Your Man, Take This Waltz. So Long, Marianne, First We Take Manhattan, Sisters of Mercy, If It Be Your Will, Closing Time. I Tried to Leave You, Wither Thou Goest.
Paolo Bianchi