Ligabue, il report del concerto di Milano del 7 giugno 2014

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Mezz’ora all’inizio, si accendono i fari; tra un’ola e l’altra, gli snervanti dj di RTL finalmente tacciono. Ultime martellate di controllo ai tamburi, ultimi riff di prova e accordature: San Siro è quasi pieno, per questa seconda serata consecutiva che si preannuncia sold out. Il pubblico è variegato, giovani rocker con occhiali scuri e tatuaggi, famiglie che si scattano selfie, coppiette abbracciate, e gli immancabili “senza maglietta”, fieri ostentatori della propria pancia etilica. Compaiono i primi striscioni, tra cui l’immancabile “Urlando contro il cielo”. Il pubblico reclama a gran voce “LI-GA, LI-GA”; era parecchio che non si sentiva un coro finire in “…ìga” senza cominciare con un “Viva la”… Ma sto divagando.

Foto a cura di Emanuele “First Row Warrior” Camilletti

E si va: il protagonista della serata, Luciano Ligabue, sale sul palco già occupato dalla band, telecaster bianca e Ray-ban, e “Il muro del suono”, ultimo singolo estratto dall’album “Mondovisione”, riempie lo stadio. Solo ieri si erano esibiti quì per la decima volta, un concerto niente male, e questa sera non dev’essere da meno: «Mi raccomando!» incita il Liga dopo una manciata di canzoni. Il cantante è in forma, la band anche, e i pezzi filano uno dietro l’altro. La scaletta è degna di nota: un alternarsi di classici e canzoni nuove, tanto che il nuovo album viene suonato quasi per intero. Tra un pezzo e l’altro, Ligabue non nasconde certo come la pensa, ma anzi comunica molto della sua visione della vita.

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Colpi secchi di batteria, seguiti a ruota da un riff di chitarra e uno di basso introducono “Nati per vivere (adesso e qui)”, un rock’n’roll di quelli che fanno muovere, di quelli che le gambe ballano che uno lo voglia oppure no! Il senso della vita secondo la filosofia di “Mondovisione” è evidentemente quello di vivere la vita senza domandarsi troppo quale ne sia il senso, come Ligabue stesso esplicita nel presentare “Siamo chi siamo”. Uno dei momenti migliori dello show arriva con “Leggero”; un momento un po’ magico che si trova in alcuni concerti e che personalmente chiamo “Il momento paglia”: essenzialmente, è la ballad con la quale ti accendi una sigaretta. A raffica segue un’esplosiva versione di “Balliamo sul mondo”, tra i pezzi più carichi ed apprezzati, insieme a “Urlando contro il cielo” e “A che ora è la fine del mondo?”. “Una vita da mediano” inserisce una nota calcistica, e viene dedicata ai giocatori Cambiasso e Zanetti. Per giocare un po’ con il pubblico (e magari, riprender fiato) si inizia con un pezzo strumentale, che sta al pubblico cantare, e via così per quattro canzoni ovviamente subito riconosciute ed apprezzate con partecipazione.

Tra i bis, figura “Certe notti”, una delle ballate migliori del repertorio. Sarebbe un altro potenziale “Momento paglia”, ma la mia vicina di posto è molto presa: sta mimando la bussata «alla porta di chi è come te» e in tutta franchezza non me la sento di disturbarla per scroccargliene un’altra.

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