Lisa Hannigan, il report del concerto a Milano del 22 aprile 2017

Dopo la data al Fabrique del 30 ottobre scorso, Lisa Hannigan torna in Italia con un doppio appuntamento: sabato 22 aprile 2017 alla Santeria Social Club di Milano e il 23 aprile al Teatro Antoniano di Bologna. A riportarla nel Bel Paese – dove è sempre più di casa, come dirà lei stessa, raccontando del recente matrimonio del fratello con una ragazza italiana – è ancora il suo terzo disco, “At Swim”, che, prodotto da Aaron Dessner dei The National, non è solo il suo migliore in carriera, ma probabilmente uno dei più bei dischi pubblicati nel 2016.

L’atmosfera alla Santeria Social Club, dove l’abbiamo intercettata in un sabato sera milanese meno popolato del solito, causa ponte del 25 aprile, è piacevolmente rilassata. Il pubblico arriva alla spicciolata e l’apertura, affidata al duo di Dublino, Saint Sister, prende corpo davanti a un pubblico di pochi ma buoni. Il set dai toni estremamente intimi e soffusi conta brani tratti dall’EP d’esordio del 2015, “Madrid”, e dal singolo “Tin Man/Corpses”, uscito nel 2016, coi quali Morgan MacIntyre (voce, synth e drum machine) e Gemma Doherty (voce e arpa celtica) portano il pubblico in un mondo fatto di suggestioni folk e contaminazioni electro pop. Le radici sono nella tradizione irlandese, ma la navigazione è nel mare aperto del pop elettronico di London Grammar, Daughter e compagnia bella. Un connubio assolutamente accattivante, che si esprime nell’impasto vocale oltre che in quello strumentale. Insomma, le ragazze sono da tenere d’occhio.

Dopo un veloce cambio palco, è finalmente la volta di Lisa Hannigan, che apre il set sulle note incantevoli di “Ora”, terzo singolo estratto dall’ultimo disco, colonna portante di una scaletta in cui non mancheranno brani tratti da tutta la sua discografia. “Pistashio”, ad esempio, dall’album d’esordio, “Sea Sew”, protrae le atmosfere delicate a cui è votato l’inizio del live e che trovano l’apice nella meravigliosa ballata “Prayer For The Dying”. Lasciato, solo momentaneamente, l’armonium, Lisa imbraccia la chitarra e sfodera questa perla dal sapore anni ’50 con la classe adamantina a cui ci ha abituati.

Il pulsare inesorabile di “Undertow” riaccende i battiti in vista dell’immersione in una delle sezioni più intense del concerto col trittico “Tender”, “Barton” e “Little Bird”. Lisa non sbaglia una nota e la sua voce è una carezza per le nostre anime malandate. La band che l’accompagna – pianoforte, batteria, contrabbasso e chitarra elettrica – la sostiene con un suono organico e un po’ sporco, perfetto per questo progetto ai confini tra folk e alt rock (un plauso ai tecnici tra l’altro, il suono in sala arriva a meraviglia).

Profondità e delicatezza, ma c’è anche una leggerezza, un’ironia quasi scanzonata, nell’universo di quest’artista, che sembra reggersi su opposti inconciliabili in apparenza. Lisa, se non timida, è sicuramente una persona molto riservata, ma sul palco si lascia travolgere dalla musica, decolla sul motore a reazione delle sue creazioni, per tornare a terra solo tra un pezzo e l’altro e rivolgersi al pubblico con un filo di voce. “Ringraziamo lo staff della Santeria e di Indipendente Concerti, che ci hanno trattato benissimo e oggi abbiamo fatto la cena più buona del tour, ma è quello che ci aspettiamo quando veniamo in Italia”, racconta prima di inoltrarsi sola soletta (la band è uscita di scena) nel vagabondare di “Passenger”.

Seguirla è l’unica alternativa possibile, anche attraverso le asperità di “Lo”, smussate dalla melliflua “O Sleep”, giù, fino al cuore scuro di questo live: “We, The Drowned”. Intenso con Lisa all’armonium e la band che rientrata in scena monta un suono grosso, talmente grosso che il batterista finisce il pezzo con una bacchetta spezzata a metà, di netto

A riportarci in superficie ci pensa “Lille”, giocosa chiusura del primo disco, che apre la via a due classiconi up-tempo del repertorio della Hannigan, “What I’ll Do” e “Knots”, snocciolate una dopo l’altra a gettare benzina su una platea decisamente infiammabile, che incendia la performance di Lisa, già galvanizzata di suo (si veda l’headbanging, eseguito, con classe, su “Knots”).

È l’ultimo atto prima dell’encore, con Lisa che rientra in scena assieme alle Saint Sister per intonare il brano tradizionale irlandese, incluso nell’ultimo album, “Anahorish”. L’esecuzione a tre voci a cappella è una chicca, forse non per tutti, ma una chicca. Rientrata la band, la volta di “Fall”, il primo singolo estratto da “At Swim”, che Lisa ripropone in una veste corale, chitarra e voci, assieme alla band e le Saint Sister. L’episodio la dice lunga su quale sia l’approccio di Lisa Hannigan alla musica, per niente egocentrica, desiderosa di condividere quello che fa nel modo più intimo possibile e consapevole della ricchezza che come musicista può trovare e instillare negli altri. Anche il brano con cui decide di lasciarci, forse un po’ troppo presto, è rivisitato in chiave collettiva, con Gemma e Morgan che chiudono lo show sul palco assieme lei e alla band come coriste su “A Sail”. E l’equipaggio è pronto a salpare, di nuovo, verso quel di Bologna e poi ancora e ancora. A noi non resta che salutarli dalla banchina e attendere che la ciurma faccia ritorno.