Machine Head, il report del concerto a Milano del 2 ottobre 2015

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I Machine Head riuniscono i proprio fan per celebrare il ventunesimo anno di attività e approdano in Italia con quattro date speciali, con un set di due ore e mezza che ripercorre per intero la carriera della band composta da otto album di studio, due live ufficiali e uno di cover. Nella data di ieri al Live Club di Trezzo sull’Adda, in provincia di Milano, Rob Flynn e soci non si risparmiano, sembrano una band agli esordi, sudano e spingono al massimo voce e strumenti. L’appeal percepito dal pubblico è eccezionale come sempre e a comando dal palco partono tutti i classici intrattenimenti del genere, dall’headbanging al circle pit. Si poga e si suda, i pezzi e il suono sono spinti al massimo. La band tramite le parole di Flynn esprime tutto il suo amore per il nostro Paese, e ricorda con affetto il momento in cui sette anni fa vinse il primo premio di vendite per il loro album “The Blackening”, considerato la loro massima vetta espressiva, coinciso con una data italiana. Associano quindi l’Italia al momento di maggior successo e riconoscimento al lavoro di una vita e questa attitudine si percepisce sul palco.

Il set è lunghissimo e senza pause, chi non si è risparmiato sotto palco oggi avrà bisogno di parecchio riposo. Gli album sono stati saccheggiati tutti, dal più anziano esordio di “Burn My Eyes” all’ultimo “Bloodstone & Diamonds”, passando per il discusso ma a mio parere bellissimo “The Burning Red” al già citato “The Blackening”, senza far mancare il momento cover dedicato alla bellissima “Hallowed in the Name” degli Iron Maiden, molto apprezzata.
Come ha tenuto a precisare Rob Flynn ai suoi fan, una band che celebra se stessa con una mastodontica festa metal, che non ha mai avuto pezzi in rotazione nelle radio e non si è mai venduta e che nonostante questo è ancora sulla cresta dell’onda dopo ventuno anni. Giù il cappello. Headbanging, Motherfuckers.

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