Fabrique, 20 ottobre 2015, ore 20, fila accrediti, la ragazza dietro di me parla con la sua amica: “no cioè, i miei amici non hanno idea di chi sia ‘sto gruppo, però quando ho detto oh ma sono quelli di Lean On allora hanno rosicato un botto. Io stamattina le altre canzoni comunque me le sono ascoltate“.
Ok.
Nel caso in cui voi foste come quella ragazza e aprire google fosse troppo difficile, vi dico che Major Lazer è un progetto di Diplo, il dj e produttore americano che figura nella classifica dei più pagati al mondo e che quindi, insomma, non è proprio uno sconosciuto, DJ Jillionaire e Walshy Fire. Insieme fanno ballare tutto il mondo con la loro musica dancehall, La cosa strana è che sono amati da tutti: dagli zarroni che vanno in vacanza a Gallipoli, da quelli che fanno gli espertoni del genere, dagli hipster, dai rapper, da quelle come me. Infatti il Fabrique era sold out.
In fondo non è colpa di quella ragazza in fila dietro di me né di nessun altro se qui da noi si scoprono gli artisti solo perché ci sbomballano il cervello per due mesi di fila senza sosta con lo stesso pezzo. E quindi sì, i Major Lazer sono quelli di “Lean On” (ma la cantante si chiama MØ e no, non fa parte dei Major Lazer), ma fanno musica da un bel po’ di anni. E sicuramente avete ballato i loro pezzi al Pacha senza però sapere che fossero i loro.
Ad aprire lo show ci pensa Elliphant, ma anche qui le persone intorno a me non hanno idea di chi sia. Mi sembra di essere nel posto sbagliato io, quando in realtà è palese che siano nel posto sbagliato loro. Elliphant è una ragazzona bionda e bona, che si presenta vestita come una tumblr girl, che si muove sinuosamente ma che come vocalità e come genere musicale a me ricorda tantissimo Santigold. Aspettavo tantissimo di sentirla live ma purtroppo il suo set non mi ha soddisfatta per niente: lei prova a tenere il palco ma non ha una presenza scenica abbastanza forte da farci dimenticare che su quel palco c’è solo lei. A differenza di una FKA Twigs o di una MØ, infatti, sul palco ci sono solo lei e il dj, che però nemmeno suona ma mette solo play. Praticamente un karaoke. Alla fine i pezzi più famosi quali “Love Me Badder”, “One More”, “Only Getting Younger” e “Down on Life” sono quelli che smuovono leggermente il pubblico, ma proprio poco poco, forse erano più crampi intestinali che voglia di ballare.
I Major Lazer, invece, sono tre che sanno come fare festa e che proprio del fare festa hanno fatto un lavoro. Se cercate gente che suona non è il concerto per voi (e non dite che i dj non suonano perché Martin Garrix dal vivo fa il suo sporco lavoro, a differenza di altri che premono solo play sul mac e poi urlano SU LE MANIIIIIII), se invece volete passare un’oretta e mezza a sculettare allora ok. Il loro live è infatti proprio un party a tutti gli effetti: ballerine bellissime che si scatenano, coriandoli sparati sul pubblico, palle gonfiabili che volano, bandiere con la scritta “Peace is the Mission” (il nome del loro ultimo album) che sventolano. Forse però è proprio questo il problema: vedere una festa ma non poter partecipare, non sa un po’ di presa per il culo? Io sono contenta che le dieci persone sul palco fossero felicissime, io spiaccicata in fondo al locale lo ero però un po’ meno. Un po’ troppo circo e troppo poco show. Poi per carità, mi è piaciuto, così come mi era piaciuto il loro set allo Sziget due mesi fa, dove però è stata tutt’altra roba. O forse il giorno dopo non dovevo andare a lavorare. Forse, se stamattina invece di essere andata in ufficio fossi potuta rimanere a letto fino alle sei di sera, mi sarei divertita di più, chissà.
A Diplo poi piace tantissimo ficcarsi dentro una di quelle palle gonfiabili e camminare sulla gente. La scaletta non è così importante perché è un mix e perché fanno un sacco di scherzetti: fanno partire cinque secondi di uno dei loro pezzi più famosi e poi stop, era una finta. Non mancano però ovviamente “Get Free”, “Jah No Partial”, “Where Are Ü Now?” (il singolo con Justin Bieber di Jack Ü, il progetto di Diplo e Skrillex), “Powerful” (il pezzo cantato da Ellie Goulding) e “Watch Out for This”. Poi ok, l’idea di inserire un pezzo dei Sud Sound System in scaletta è stata in effetti una gran genialata.
Diplo passa gran parte del tempo a petto nudo, per la gioia dei presenti, o con la maglia del Milan indosso, per la gioia degli interisti. A ogni fine pezzo parte un “I SAY MAJOR (rigorosamente pronunciato MEGIA) YOU SAY LAZER (rigorosamente pronunciato LEIZA)” e insomma, davvero non avete niente di diverso da dire?
Se volete passare una serata senza pensieri, ballare, andate a sentire i Major Lazer. Io ero reduce da una giornata pessima e me l’hanno migliorata parecchio, per carità. Se però vi aspettate quel qualcosa in più allora i trenta euro del biglietto spendeteli per portare la tipa che vi piace a mangiare i panzerotti di Luini, perché i Major Lazer indoor non ne valgono, purtroppo, poi così tanto la pena.