Non è certamente un concerto da pubblicizzare sui quotidiani, un grande evento o qualcosa di simile, ma solo una delle varie serate particolari organizzate al “Forte Predestino” di Roma.
Il prezzo al pubblico è di soli 5 euro (e in altre date italiane l’ingresso è stato addirittura gratuito) e il protagonista del concerto si fa chiamare Marky Ramone.
Il suo vero nome è Marc Bell ed è stato per due volte (dal ’78 all’84 e poi dall’87 al 96) il batterista del mitico gruppo The Ramones.
Non fu lui a suonare la batteria nei primissimi album, quelli ritenuti da tutti i migliori e i più importanti, ma ha comunque avuto un importante ruolo nella storia della band newyorkese.
Ad accompagnare Marky Ramone in questa band-tributo troviamo alla chitarra Joe e al basso Dave dei Queers e alla voce Sebastian degli “Expulsandos”, che si sforza di assomigliare il più possibile e in tutto all’indimenticabile Joey Ramone… e la cosa gli riesce anche abbastanza bene!
Il palco è minuscolo, le luci essenziali e tutto sembra rientrare nel modesto se non addirittura nel mediocre, ma non appena comincia lo spettacolo assisto a qualcosa di assolutamente grandioso e genuino!
Gente che sale continuamente sul palco ubriaca e viene rigettata sul pubblico da un paio di ragazzi che fungono da security, un “pogo” che non avevo mai visto prima in vita mia, un polverone di terra che si alza facendo tossire e chiudere gli occhi a tutti i presenti tranne al cantante e ai musicisti che miracolosamente continuano la loro perfetta performance senza dare mai segni di stanchezza o di fastidio.
Si comincia ovviamente con “Blitzkrieg Bop” e sin dai primi “Hey ho, Let’s go!” si scatena un delirio mostruoso che si conclude solo a concerto finito, senza mai un secondo di pausa.
Tra una canzone e l’altra Marky ci ringrazia e ci dice con tono assolutamente patetico e “da routine” quanto fosse straordinaria la nostra città. I classici dei Ramones passano uno dopo l’altro (da “Beat On The Brat” a “Pet Sematary”, ecc ecc…) ed intanto la gente urla ed insulta (“A Parruccone!”, “A Mitico!”, “A Richard Benson!”, “Viva i Ramones!”), canta, beve, vomita, sviene (più per l’alcool che per aver visto Marky! ndr).
In un mondo dove ormai è davvero tutto uguale se non finto, in cui alla prima band di mocciosi basta indossare delle spillette per essere considerati “punk”, un concerto come questo è vera manna dal cielo!
E per concludere in bellezza, alla fine anche uno “allenato” a certe cose come Marky si rompe le palle (dopo che un tizio salta sul palco e barcollante va a togliergli il microfono e a dirgli qualcosa che nessuno è riuscito a capire) e se ne va senza concederci i bis…ma è stato splendido anche così, anzi, soprattutto così!
P.B.