Bologna, 3 giugno 2016: un Estragon strapieno ha accolto la seconda data italiana dei Megadeth accompagnati dai Gamma Ray, che ha seguito di un giorno l’apparizione delle due band al Gods Of Metal 2016. E avendo assistito a entrambi gli eventi, mi sento in dovere di fare qualche confronto.
Di certo le costanti sono due: i Gamma Ray presi bene a lato palco durante il concerto degli headliner e i Megadeth in forma come non mai. Dave Mustaine non avrà ritrovato la voce, ma le sue capacità tecniche rimangono le stesse di sempre, e i suoi compagni di stage, a partire dallo storico David Ellefson, passando per il drago della sei corde Kiko Loureiro a Dirk Verbeuren, batterista preso in prestito dai Soilwork, sanno esattamente come muoversi, su un palco sempre spoglio come il giorno precedente, senza fronzoli di alcun tipo.
Dopo il set divertente e sudato della formazione tedesca, la band capitanata da Dave Mustaine attacca con “Hangar 18” ed è subito delirio. Allo stesso modo della setlist del Gods Of Metal, anche per la seconda italiana i Megadeth alternano grandi classiconi con una buona manciata di singoli tratti dall’ultima fatica del 2015, “Dystopia”. Ma la sorpresa che neanche le vecchie leve si aspettavano è stata l’accoppiata “Dawn Patrol” seguita da “Poison Was The Cure”, vere chicche per veri intenditori.
Con “Sweating Bullets” si salta, si suda e si canta (Mustaine lascia largo spazio al pubblico, una rarità per lui), mentre con “A Tout Le Monde” si aprono le cateratte e giù a piangere come la peggio fan girl. Tempo di ricomporsi e attacca “Trust” e il set si chiude con “Peace Sells” e una fugace apparizione di quel simpaticone di Vic Rattlehead. Dopo l’ormai consueto minuto di silenzio in memoria di Nick Menza, la chiusura spetta a “Holy Wars… The Punishment Due” e ai saluti di rito, con il pubblico in adorazione e fisicamente provato da circa un’ora e mezza di concerto che non ha praticamente visto cali di tensione.
Rispetto al Gods, molto più insidioso in quanto festival e all’aperto, non poteva non andare bene. Complici la location piccola, la folla carica e pronta a perdonare gli errori della band, che sa bene questa cosa e ci gioca molto. Aggiungiamo anche una platea rispettosa e preparata, se non fosse per il cazziatone di Mustaine che si beccano i soliti buontemponi durante il momento di silenzio per Menza. Un successo del tutto inaspettato per una band che sta vivendo un nuovo e (altrettanto inaspettato) momento d’oro.