L’edizione italiana 2012 del Metalfest si è conclusa giovedì 7 giugno, segnando come momenti topici le performances di Dark Tranquillity, Kyuss Lives! e gli headliner della serata Kreator. I primi iniziano a suonare alle 17:30 spaccate davanti a un pubblico poco numeroso, d’altra parte la collocazione pomeridiana da orario d’ufficio non giova molto alla loro causa. Stanne intona “Terminus (Where Death Is Most Alive)” ed è lampante che la voce del singer è una garanzia. La formazione svedese suona per quasi una cinquantina di minuti regalando un’esibizione di alto livello, dimostrazione di bravura che raggiunge il suo apice con “Therein”. Scaletta non proprio democratica, in quanto più di metà show è dedicato agli ultimi due studio album della band passando da “Dream Oblivion” a “Misery’s Crown” ma avendo così poco tempo a disposizione era pressoché impossibile elaborarnee una più varia. Il vero disappunto nasce dal fatto che la conclusione sia stata affidata a “The Fatalist”, pezzo che non ha alcun mordente, unito al rammarico di non aver ascoltato un classico come “Lethe”, che invece sarebbe stata la degna chiusura di un live tecnicamente impeccabile (nonché un graditissimo regalo per il pubblico).
Setlist Dark Tranquillity: Terminus – Misery’s Crown – The Treason Wall – The Munarde and The Magic – Dream Oblvion – Therein – Final Resistance – The Fatalist.
Dopo gli Ensiferum, band folk metal che ha un nutrito seguito nella platea, alle 20 in punto è il turno dei Kyuss Lives! Il pit si sgombra, i metalloni escono a fumare e rimangono solo i fedelissimi. Purtroppo questo è lo scotto che si ritrovano a pagare per essere l’unica band non metal in una manifestazione dedicata esclusivamente a questo genere musicale. Partenza col botto, grazie ad “Hurricane”, seguita a ruota da “One Inch Man”: l’acustica dell’Alcatraz rende perfettamente giustizia al sound del sole e del deserto. Chi invece non convince è John Garcia. Niente da dire sulla tecnica vocale, ma il cantante non riesce a sovrastare la parte strumentale, arranca, sembra quasi affaticato mentre canta e la riprova se ne ha quando, durante i momenti puramente strumentali, si dilegua dietro le quinte. Se però Garcia è affannato e fuori forma, lo stesso non si può dire dei musicisti. Il batterista Brant Bjork si conferma un animale da palcoscenico, picchiando come un pazzo e dimostrando di divertirsi come non mai, e Billy Cordell che non fa rimpiangere l’assenza di Nick Olivieri. Ma la vera e propria sorpresa della serata è il chitarrista Bruno Fevery che non solo regge alla grande il paragone con Josh Homme (il quale ha scritto tutti i riff di chitarra della formazione di Palm Desert), ma conferisce personalità alle canzoni. L’esibizione scorre alla velocità della luce, un’ora e mezza intrisa di psichedelia che vola in un baleno. Nella scaletta non vi è alcun brano dei primi due dischi dei californiani, lasciando invece spazio agli altri tre (i migliori, secondo chi scrive). In particolar modo la febbre dei paganti si alza con “Green Machine” e “Gardenia”. L’encore si apre con una bellissima versione di “Molten Universe” e si conclude con “Odyssey” momento in cui il pogo è più scatenato che mai. Alla fine dello spettacolo l’adrenalina è alle stelle, a tal punto da farci provare quello che è definito post orgasmic chill.
Setlist Kyuss Lives!: Hurricane – One Inch Man – Gardenia – Asteroid – Supa Scoopa And Mighty Scoop – Thumb – Green Machine – Freedom Run – Whitewater – El Rodeo – 100° – Molten Universe – Conan Troutman – Spaceship Landing – Odyssey
Pochi minuti prima delle 22 un boato accoglie gli headliner della serata, i tedeschi Kreator. La band parte a tutta birra con “Violent Revolution”, uno dei cavalli battaglia del gruppo, alla quale seguiranno “Hordes Of Chaos” e “Phobia”. Il frontman Mille Petrozza è il solito istrione, saluta il pubblico e afferma di essere onorato di tornare nella terra che ha dato i natali al padre. La scenografia è molto particolare, con la batteria sopraelevata rispetto agli altri strumenti, i fari verdi e rossi quasi per incutere timore alla folla e far capire chi comanda. E’ davvero un peccato che l’Alcatraz non faccia segnare il tutto esaurito per una band che, quando si tratta di thrash metal, spacca come poche. “Phantom Antichrist” è il primo pezzo che rappresenta l’album omonimo pubblicato pochi giorni fa, eppure è già diventato uno dei nuovi classici della discografia dei teutonici. La setlist ha onorato quasi tutti capitoli della lunghissima carriera della band tedesca, e soprattutto è incredibile quanto pezzi come “Endless Pain” e “Tormentor” risultino ancora sorprendentemente credibili, nonostante siano state scritte 27 anni fa. Ed è proprio quest’ultimo brano, dopo 90 minuti di delirio, a concludere questa grandissima festa thrash. I Kreator si dimostrano ancora una volta immensi e più in forma che mai, con un’energia tale da far resuscitare un morto.
Setlist Kreator: Violent Revolution – Hordes Of Chaos – Phobia – Phantom Antichrist – Extreme Aggression – People Of The Lie – From Flood Into Fire – Terrible Certainty – Enemy Of God – Voices Of The Dead – Coma of Souls (intro) – Endless Pain – Pleasure To Kill – Terrorzone – Betrayer – Flag Of Hate – Tormentor
Claudia Falzone
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