Dal 2003 a oggi ho visto i Metallica quattro volte. Benché quella di tre anni fa fu una performance emotivamente strepitosa, ci furono alcune carenze tecniche innegabili. Alla luce del set proposto all’Heineken Jammin’ di quest’anno, è innegabile sostenere che il gruppo è migliorato tantissimo, sia come affiatamento, sia come cura nell’esecuzione dei brani. Lars Ulrich carico ed esplosivo come non lo si vedeva da parecchio, James Hetfield dominatore e aggressivo come ai tempi d’oro, Hammett preciso e coinvolto, Trujillo che dimostra su “Orion” le proprie ottime doti di bass player: una band davvero in forma, vogliosa e pronta oggi ad asfaltare palchi e platee come mai negli ultimi lustri. L’occasione unica capitata a quasi cinquantamila anime, di ascoltare per intero “Master Of Puppets” è stata la ciliegina sulla torta di un concerto potentissimo, senza pause, basato sostanzialmente sul già citato capolavoro dell’86 e su cinque pezzi del Black Album del 1990. Finalmente anche in Italia, abbiamo potuto goderci ancora il contorno pirotecnico per “One” ed “Enter Sandman”, rinunciando probabilmente a un paio di botti iniziali su “Creeping Death” e alle fiammate del caso su “Fuel”. Meglio di niente.
La nuova canzone proposta da Jaimz e compagni ha lasciato abbastanza perplessi: da un lato i riffs serrati e le doppiocassate di Lars possono far ben sperare, dall’altro la linea vocale del pezzo ha fatto semplicemente vomitare. Potrebbe anche essere stata una strategia per far aumentare la curiosità intorno al successore di “St. Anger” che dovrebbe uscire sul mercato l’anno prossimo. In definitiva quasi due ore e mezzo di set che non hanno scontentato nessuno, che anzi hanno chiarito che i Four Horsemen di un tempo sono ancora in forma. Li aspetteremo l’anno prossimo quindi, carichi di buoni propositi per il nuovo disco, sperando che la batteria non faccia sdeng e che i brani non durino 10 minuti l’uno.
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