A distanza di quasi un anno e dopo la partecipazione estiva al tour con gli Yellowjackets, torna ad esibirsi sul palco del Blue Note di Milano il chitarrista Mike Stern con un rinnovato super gruppo.
Ad accompagnarlo, infatti, non troviamo più la line up che l’ha affiancato lo scorso anno (Bob Franceschini al sax, Anthony Jackson al basso elettrico e Dennis Chambers alla batteria) – il primo ed il terzo musicista presenti anche nel DVD “The Paris Concert”, mentre sempre il primo ed il secondo sono presenti nell’ultimo lavoro in studio “Who Let the Cats Out” – ma si presenta con una formazione completamente rinnovata: Randy Brecker alla tromba (fratello del celebre sassofonista Michael Brecker), Chris Minh Doky al basso e Dave Weckl alla batteria (anche questi ultimi presenti nell’ultimo CD).
La serata incomincia con “Tumble Home”, un brano di più di venti minuti caratterizzato da un giro di basso veloce con dei brevi innesti di tromba sul quale Mike Stern mostra subito le sue capacità tecniche. Un breve cambio con un giro di basso più lento – giusto per spezzare il pezzo e per far partire il solo di Brecket – per ritornare in maniera repentina al più veloce ed incalzante tempo iniziale, dove il trombettista chiuderà il proprio solo per passare il testimone prima al basso e subito dopo alla batteria. La chiusura è affidata ad un solo di chitarra più rockeggiante che si fonde con un’ultima incursione tipicamente jazz di Brecket.
A seguire un brano più rilassato come “Slow Change” che evolve, ancora una volta, in sonorità marcatamente rock sulle quali dovrà cimentarsi la tromba.
La band prosegue proponendo una più scanzonata – ma non meno tecnica – “Tipatina’s” prima di passare alle atmosfere di “Still There”.
La ripresa è affidata al brano fusion “Chatter”, contraddistinto dalla parte in cui il batterista si cimenta in tempi sempre più complessi mentre chitarra e basso continuano a suonare i rispettivi giri. Un Weckl molto serioso rispetto al più giocoso Dennis Chambers che, in queste occasioni, divertiva il pubblico masticando la cicca con fare sbruffone mentre guardava di sottecchi i colleghi perdere irrimediabilmente il tempo.
Nel bis, invece, vengono proposte la velocissima “Ha Ha Hotel” e la fischiettabile “Spirit”.
Il risultato della scelta della tromba al posto del sax e lo stile della nuova sezione ritmica ha dato al concerto un’ impronta più marcatamente jazz rispetto a quella più funk dalla precedente formazione live. Comunque, come sempre, pochi brani, ma dagli altissimi contenuti: la tecnica la fa da padrona e i molti assoli sono ben distribuiti tra i quattro strepitosi musicisti.
Una nota particolare per Dave Weckl che non delude assolutamente le aspettative dando piena dimostrazione di possedere un controllo perfetto dello strumento, confermandosi uno dei migliori batteristi al mondo. Preparatissimo sui brani non lascia nulla al caso e dove c’è da improvvisare riesce a stupire con una tecnica sopraffina.
Mattia Felletti