Rolling Stone, Milano 9 dicembre 2008
La calata degli dei. Non ci sarebbe molto altro da aggiungere.
Ma per dovere di cronaca partiamo dall’unica nosta stonata della gelida serata Milanese: fino ad un secondo prima che iniziassero a suonare i Morbid angel (e un secondo dopo la fine del set), il funambolico dj del Rolling stones ci ha deliziati con un’assordate ed inconcepibile mezz’ora di hardcore dance (o gabber, quella roba lì insomma). Probabilmente non se ne sarà reso conto ma coprendo il proverbiale drum check di Pete “Commando” Sandoval ha rischiato di farsi veramente male, a causa di un pubblico particolarmente in subbuglio. L’unica scusante plausibile è che questa “musica” venga messa per volere di Trey o di Pete, notoriamente apassionati di cose, ehm… psichedeliche.
Ma passiamo ad altro: avevamo lasciato i Morbid angel in formissima sotto il torrido sole del Gods of Metal, e li ritroviamo altrettanto in forma nel freddo e umido dicembre padano. Un Vincent come di consueto totalmente a suo agio scalda, arringa e sgrida (What the fuck are you talkin’about?! Something cool I hope… Ad un ubriacone del pubblico che sbraitava tra una song e l’altra. Non ha più aperto bocca, ndr) la folla a suo completo piacimento. Trey è come al solito nel suo mondo fatto di assoli cosmici e riff paludosi, e Pete è ancora più invasato del solito: macina, mitraglia, bastona la sua Ddrums, le nostre orecchie e la nostra sanità mentale (o quel che ne resta).
La scaletta è molto simile a quella del Gods, si parte con la solita doppietta Rapture/Pain divine, poi Maze of torment. Fino a metà concerto solamente canzoni dai primi 3 album, in particolare dall’inarrivabile Covenant. Scaletta per palati sopraffini insomma.
Riproposta anche la nuova Nevermore mentre l’unica sorpresa consiste in Bil-ur Sag, da Formulas fatal to the flesh, vera e propria volgare dimostrazione di forza e precisione. Da segnalare comunque l’ impressionante Fall from grace (purtroppo l’unico estratto da Blessed are the sick) e la malefica Lord of all fevers and plagues, Where the slime live col suo incedere marziale e fangoso e il suo assolo extraterrestre.
La consueta coppia finale God of emptiness/World of shit ci manda tutti a nanna con un sorriso ebete sul viso, le orecchie che fischiano, la mente frastornata e risucchiata nei cerchi esterni dell’universo, condotta da Shub-Niggurat verso l’onirico e funesto Nyarlatotep, verso gli altri dei e le loro assetate larve. Pericolosamente vicini ai cacofonici flauti del demone ignorante Azaghtoth, pericolosamente lontanissimi dalla sanità mentale. I’ll take your soul and you’ll be like me, in emptiness..Yak..Yak Sakak…Yak Chtulu…
Setlist: Rapture, Pain Divine, Maze Of Torment, Sworn To The Black, Nevermore, Lord Of All Fevers, Fall From Grace, Chaphel Of Ghouls, Dawn Of The Angry, Where The Slime Live, Blood On My Hands, Bil Ur Sag, God Of Emptiness, World Of Shit
Manuel Marini
Metalfest: Morbid Angel + Guests – Zion Rock Club, Conegliano (TV) 11 dicembre 2008
I Morbid Angel sono la più grande death metal band di sempre. Punto. Chiuso il report. Ma visto che siamo generosi, dedichiamo qualche parola in più a quello che, di fatto, è stato il concerto più “spostato” degli ultimi anni: inizialmente doveva tenersi a Firenze, poi è stato spostato a Padova, e infine si è tenuto a Conegliano Veneto (Treviso), trasferito in extremis dalla nuova Zoppas Arena allo Zion Rock Club.
Il produttivo e lavoratore Nordest impedisce all’allegro redattore di Outune di vedere i primi due gruppi, gli Arsis e i Keep of Kalessin; il sottoscritto arriverà pochi minuti prima del set dei Marduk. Un set caratterizzato da tante pose, blast beat per almeno due terzi del set e riff melodeath che fanno pensare che ci sia stato un notevole imborghesimento da parte di quella gente che era dedita al culto della nera fiamma fino a poco tempo fa. Bella sorpresa, invece, i Kataklysm dell’italo-canadese Maurizio Iacono. Anche se un po’ troppo “moderni” e “svedesi” rispetto agli esordi, cosa che potrebbe far partire delle critiche da parte dei fan di vecchia data, la band ha dimostrato di essere solida, precisa e di saper intrattenere il pubblico alla perfezione a livello carismatico ma anche con l’interazione con i ragazzi delle prime file. Certo, Maurizio Iacono poteva informarsi prima del concerto che la band suonava a Treviso e non a Padova, invece di fare la figura del cioccolatino e scoprirlo, per puro caso, grazie ad una ragazza in prima fila a metà set..
Alle 22, minuto più minuto meno (confermiamo la musica techno di sottofondo durante il soundcheck), è il turno delle superstar della serata, i floridiani Morbid Angel. La scaletta è identica a quella della data di Milano: spazio quasi esclusivo ai primi quattro dischi, con una certa preferenza per “Covenant”, un estratto da Formulas fatal to the flesh (“Bil-ur Sag”) e una canzone nuova, “Nevermore”, che ci presenta una band in forma anche in fase compositiva, pronta a pubblicare un disco che, scommettiamo già adesso, sarà tra le uscite più importanti del 2009. Conferme sul valore del gruppo dal vivo non servivano, ma comunque ne sono arrivate a bizzeffe: Dave Vincent, con il suo ritorno in pianta stabile tre anni fa, ha aggiunto alla premiata ditta Azagthoth-Sandoval (il loro di valore, sia chiaro, era fuori discussione a priori) quel carisma e quella malvagità che nell’era Tucker, sinceramente, erano andate un po’ in calando. Il risultato: una vera e propria macchina da guerra, che per 70 minuti scatena il panico nelle prime file del club, rendendo difficile la vita degli addetti alla sicurezza. Le mazzate principali sono state dedicate con la coppia d’apertura “Rapture”-”Pain divine”, il capolavoro “Fall from grace”, pescato dal sottovalutato “Blessed are the sick”, il singolo “Where the slime live” e le conclusive “God of Emptiness” e “World of shit”. Da notare, inoltre, che il nuovo ingresso, Thor Anders Myhren, si è ormai ambientato alla grande nella band, comportandosi da perfetto gregario del chitarrista-leader, ma con la possibilità di ritagliarsi anche degli spazi nei quali sfoggiare la sua buona tecnica solista.
Certo, la serata non è stata esente da difetti, dalla mancanza (cronica?) di “Dominate” in scaletta ai suoni non particolarmente puliti. Difetti che, in ogni caso, non hanno intaccato il concerto di una di quelle poche band che, dal vivo, è una sicurezza e per la quale sei disposto a spendere 26 euro sonanti. Sì, perché il concerto dei Morbid Angel non è uno qualsiasi, ma un vero e proprio evento da vivere ogni volta che la band decide di fissare una data nello Stivale.
Nicola Lucchetta