È stato un tuffo nell’acqua cristallina, un’immersione rigenerante tra passato e presente, il live dei Morcheeba di lunedì 24 luglio 2017 al Magnolia di Segrate (Milano), seconda delle tre date italiane della band. Della formazione originale rimangono Skye e Ross – usciti nel 2016 con il bellissimo album eponimo – e una scaletta di canzoni indimenticabili, spina dorsale di uno show elegante, misurato, ma sempre coinvolgente.
A scaldare l’atmosfera, in una serata benedetta per temperatura e parziale assenza di fameliche e bastardissime zanzare, il live di Sarah Stride, tornata sulla scena quest’anno con l’EP “Schianto”. Quattro pezzi, prodotti da Kole Laca (Teatro degli Orrori, East Rodeo, Pierpaolo Capovilla, 2Pigeons) e Manuele Fusaroli (Zen Circus, Nada, Andrea Mirò), capaci di fondere la melodia italiana anni ’60/’70 a echi industrial, rock, dark e new wave. Da anni protagonista della scena underground, l’artista milanese si muove a modo suo in un territorio piuttosto inedito, tra Nada e PJ Harvey. Decisamente interessante.
Puntualissimi sulla tabella di marcia i Morcheeba, di ritorno a tre anni dall’ultima esibizione in Italia, attaccano con le morbidezze di “Trigger Hippie”, seguite dall’acidulo dub di “Friction” e dall’intensità di “Never An Easy Way”, tutte tratte dai primi due dischi della band. Roba che il pubblico del Magnolia lo aveva fatto impazzire già nei ’90, appena sfornata, esattamente come la viaggiante “World Looking In”, che apre le porte alla doppietta da brividi fatta da “Otherwise” e “The Sea”.
Il suono della band, in cinque sul palco (voce, chitarra, basso, batteria e tastiere), è ghiaccio rovente. Sotto una calma apparente le emozioni scorrono potenti. Profondità marine dove smarrire l’anima, in un rituale collettivo officiato con sapienza da Skye e soci, capaci di indurre il pubblico all’abbandono, così come di riportarlo a riva quando necessario, gestendo a meraviglia ritmi e dinamiche del live.
Lo scambio tra palco e parterre è acceso e con grande signorilità Skye coinvolge i presenti. L’occasione giusta è la nuova “Light Of Gold”, con quel ritornello catchy, che diventa un lungo finale collettivo a capella. Si sogna, ci si diverte e si balla anche con “Let’s Dance” di David Bowie, unica cover in scaletta.
“Blood Like Lemonade” è l’ennesimo asso nella manica sfoderato dalla band, gocce di nettare inebriante da assaporare prima della nuova “How To Fly”, parentesi rock del live, “Morcheeba rock”, precisa Ross, scolando qualche sorso di tequila tra una chiacchiera e una discreta serie di solo bollenti.
A seguire, l’accoppiata di “Blindfold”, pezzo storico tratto da “Big Calm”, con la nuova “Let Me See” è un dejavu, che riporta il parterre dalle atmosfere sognanti della prima, all’irresistibile groove della seconda, ultimo pezzo prima dell’encore.
Il rientro sul palco è affidato a un’incantevole parentesi intima voce e rhodes, prima del finale esplosivo con “Rome Wasn’t Built In A Day”, ultimo atto di un live che, oltre a confermare la grandezza assoluta dei Morcheeba, rilancia alla grandissima il duo Skye & Ross. Ai giorni che verranno!