I Motorhead arrivano anche a Piazzola sul Brenta (Padova), per la data finale delle tre riservate al suolo italico. La consueta location di Villa Contarini (tanto bella quanto scomoda da raggiungere) che fa da sfondo è tutto valore aggiunto all’atmosfera di festa a cui partecipano non solo i vecchi metallari duri e puri, ma anche le nuove leve, i padri con i figli, i coniugi di lunga e breve data e addirittura intere famigliole con bambini in spalla, provvisti di cuffie antirumore. Un pubblico più eterogeneo di questo è difficile da immaginare.
Gli Extrema fanno la loro parte scaldando il pubblico già numeroso, con una scaletta fortemente improntata sugli ultimi due lavori, “Set The World On Fire” e il nuovissimo “Pound For Pound” (eccezion fatta per le hit “This Toy” e “Money Talks”). Una performance di mestiere la loro, penalizzata dalla troppa staticità sul palco e da sonorità fin troppo ispirate a certi mostri sacri che non fanno certo gridare al miracolo. Il frontman Perotti fa la sua parte strappando applausi facili alla folla grazie a una serie di statements scontati (“No alla guerra” e “Viva le band italiane che fanno metal, fanculo alla musica mainstream” su tutti) che ormai sembrano aver perso ogni valore, diventando solo frasi di rito. Sufficienti, ma nulla più.
Dopo un’attesa infinita (circa 90 minuti) finalmente il power trio più famoso di Londra sale sul palco. Il buon Lemmy si scusa per il ritardo eccessivo e poi, con la consueta presentazione “We are Motorhead…And we play rock n roll!” dà inizio alle danze. Ha 63 anni suonati, nelle vene gli scorre più alcool che sangue, ha avuto vari malori che hanno minacciato interi tour, e nonostante tutto è ancora qui, con la sua voce inconfondibile (e sempre più rauca) a focalizzare l’attenzione di migliaia di convenuti. Una prova superlativa per lui, così come per gli altri due membri, a cominciare dal mostruoso Mikkey Dee, sempre sicuro e preciso dietro le pelli, autore di un assolo a metà setlist spettacolare. Phil Campbell dalla sua dispensa riff e assoli con grande esperienza, i venticinque anni di militanza si vedono tutti. Buono il mixaggio dei singoli strumenti, che globalmente danno luogo a uno show in pieno stile Motorhead, degno della band più rumorosa del mondo (volumi pazzeschi per loro). Un sound ruvido e aggressivo quanto basta, trascinante e altamente contagioso, tanto che la security deve puntellare con sbarre aggiuntive le transenne, onde evitare lo sfondamento causato dal pogo che si scatena fino a venti metri dalle prime file.
Con solo due brani in scaletta tratti da “Motorizer” (uscito un anno fa), il trio spazia liberamente eseguendo pezzi da tutta la sua trentennale carriera, e riservando al pubblico vere sorprese, come ad esempio “Another Perfect Day”, o “Whorehouse Blues”, primo dei tre encore suonato acusticamente con zio (nonno?) Lemmy alla voce e all’armonica.
Le leggendarie “Ace Of Spades” e “Overkill” sono il fiore all’occhiello di un live che per certo ha soddisfatto tutti; che la macchina Motorhead possa continuare così per molti anni a venire. Cheers!
Setlist: Iron Fist – Stay Clean – Be My Baby – Rock Out – Metropolis – Over The Top – One Night Stand – I Got Mine – The Thousand Names Of God – Another Perfect Day – In The Name Of Tragedy- Just ‘Cos You Got The Power – Going To Brazil – Killed By Death – Bomber – Whorehouse Blues – Ace Of Spades – Overkill
Nicolò Barovier
Motorhead – Fortezza Da Basso, Firenze 16 luglio 2009
We are Motorhead, and we play rock ‘n roll! Classico inizio di Lemmy per un classicissimo show targato Motorhead nella splendida cornice di Firenze. Le setlist e le recensioni delle date precedenti a questa parlano di un gruppo in stato di grazia, che distrugge le orecchie dei molti fan con pezzi che attraversano totalmente la loro carriera.
L’iniziale “Iron Fist” e il pogo devastante che ne segue fanno immediatamente capire che non sarà una serata facile da affrontare e da qui in avanti saranno diversi i ragazzi, tra i quali anche alcuni energumeni, costretti a lasciare il pit sottostante il palco.
Per Lemmy il tempo pare davvero non passare mai: stessa furia dei vent’anni, stesso baffo (forse il più famoso del rock dopo quello di Iommi) e una scarica di decibel da far impallidire Joey De Maio e i suoi Manowar. Certo che anche Phil Campbell e Mikkey Dee non se la passano male: il primo (con l’immancabile cappello di lana) sembra sempre il ragazzo che entrò nel gruppo venticinque anni fa, mentre il secondo rimane uno dei batteristi più devastanti mai sentiti. Insomma, difficile trovare al mondo un altro trio così rumoroso. La scaletta è di quelle che non scontentano nessuno, passando da pezzi del recente “Motorizer” ad altri come “Another Perfect Day” (per chi scrive, la chicca assoluta della serata) o la devastante “Killed By Death” con il classico finale affidato ai loro tre capolavori assoluti: “Bomber”, “Ace Of Spades” e “Overkill”. Tra il primo e gli ultimi due, la graditissima sorpresa di “Whorehouse Blues”, uno dei picchi di quel meraviglioso album chiamato “Inferno”.
Setlist: Iron Fist – Stay Clean – Be My Baby – Rock Out – Metropolis – Over the Top – One Night Stand – I Got Mine – Guitar Solo – The Thousand Names Of God – Another Perfect Day – In The Name Of Tragedy – Just ‘Cos You Got The Power – Going To Brazil – Killed By Death – Bomber – Whorehouse Blues – Ace Of Spades – Overkill.
Luca Garrò