Chi aveva molte aspettative su questo show non è stato deluso. A partire dalla scelta scenografica, di grande impatto. Due schermi ai lati del palcoscenico, Dei palloni bianchi giganti dietro il palco e lo sfondo raffigurante un grattacielo nel palco centrale alle spalle del complesso.
L’inizio dello spettacolo vede l’ingresso di diversi sbandieratori, che sembrano voler inscenare una manifestazione. Ed ecco partire l’intro di “Uprising”, primo singolo estratto dall’album “The Resistance”, nonché emblema di un sentimento di ribellione (non dimentichiamo l’impegno del gruppo nelle problematiche politico-sociali internazionali).
La grandezza del trio di Teignmouth, per fortuna, non si misura in base all’imponenza della scenografia, tutt’altro. I Muse, nel susseguirsi della scaletta, confermano la fama di ottimi performer musicalmente impeccabili e con un frontman tanto eclettico e talentuoso quanto trascinante.
Come previsto la setlist predilige i brani di “the Resistance” tra cui spiccano “Resistance”, “Undisclosed desires” e “United States of Eurasia” ma è con i grandi successi quali “New Born”, “Starlight” e “Hysteria” che San Siro esplode e si trasforma in un vero e proprio tempio del rock.
C’è spazio per i virtuosismi: Howard e Wolstenholme improvvisano una session rispettivamente di batteria e basso che lascia i 62000 paganti in visibilio, il tutto mentre una piattaforma del palco si stacca dal blocco centrale per avvicinarsi al pubblico. E anche Bellamy come ben sappiamo è un virtuoso:dall’uso della voce agli assoli di chitarra elettrica per passare alle melodie col pianoforte che rivelano la doppia anima della band.
Perché sì, Bellamy e soci sono ribelli, energici, elettrici ma hanno anche un’anima romantica. Un esempio lampante è l’inedita “Neutron Star Collision”, colonna sonora del film “Eclipse”. Per non parlare di “Unintended”, uno dei maggiori successi nonché la canzone d’amore per antonomasia dei Muse, tanto che è lo stesso cantante a chiedere al suo pubblico di accendere i display dei telefonini per creare l’atmosfera giusta. E probabilmente non ci sarà stato un fan che durante questa struggente canzone non abbia avuto la pelle d’oca, anche solo per un istante.
Poi, l’annuncio di un ospite amico degli inglesi: Nic Cester, leader dei Jet, il quale ha eseguito accompagnato dagli stessi Muse una cover decisamente ben riuscita di “Back in Black” degli AC/DC.
Ci si sta avvicinando alla fine ed ecco un momento toccante coreograficamente parlando. Sulle note di “Exogenesis: Symphony, Part 1” appare una mongolfiera, alla quale è appesa una ballerina che volteggia. Scelta ben riuscita.
Lo spettacolo è giunto al termine, c’è tempo solo per l’encore, nel quale non possono mancare “Plug in Baby”, ossia il singolo che li ha lanciati nel panorama musicale internazionale, e “Knights of Cydonia”, introdotta dall’armonica tipica dei film western e uno dei brani più belli del precedente album “Black Holes and Revelations”.
Il concerto dei Muse non è stato solo il più bel concerto del 2010, è stata un’esperienza mistica, un’emozione che solo i grandi della musica possono trasmettere.
Setlist: Uprising – Supermassive Black Hole – New Born – Map of the Problematique – Neutron Star Collision – Guiding Light – Hysteria –Nishe – United States of Eurasia – I belong to you – Undisclosed desires – Resistance – Starlight – Back in Black (cover feat. Nic Cester) – Time is Running Out – Unnatural Selection – Unintended –Exogenesis Symphony part 1 – Stockholm Syndrome
Encore: Take a Bow – Plug in Baby – Knights of Cydonia
Claudia Falzone