E te lo chiedi ancora, con gli occhi ancora pieni di note e colori o con le pupille stropicciate dal sonno di prima mattina quado l’adrenalina di scriverne ti sveglia, come sia possibile che i Negramaro riescano ancora una volta a stupirti. Il miglior concerto a cui ho assistito nel 2015 e non mi vergogno ad ammetterlo. In un periodo storico culturale in cui risulta molto più semplice scovare l’imperfezione e ciò che non va, scrivere di un capolavoro non è cosa semplice.
Sì perché, la prima data meneghina de La rivoluzione sta arrivando tour dei Negramaro segna i criteri da cui partire per definire uno spettacolo–spettacolare. Installazioni in tre dimensioni, giochi di luce che seguono il ritmo in crescendo delle canzoni, arti figurative a dar forza ai brani dal profondo sotto-testo, come quelli dell’ultimo disco di inediti appunto.
La rivoluzione sta arrivando è un viaggio di immagini e suoni attraverso un boat-dirigibile che spazia dall’universo al profondo oceano, catapultandoci tra gli angoli remoti di una civiltà del futuro, così pare a primo acchito, ma che altro non è che il nostro inconscio e ciò che nascondiamo noi nel nostro io più profondo.
Perché la rivoluzione dei Negramaro parte proprio da questo, dalla capacità di aiutarci a scovare quella prospettiva “altra” con cui guardare le nostre emozioni, perchè è solo da noi che può partire quel cambiamento che tutti attendiamo, girando lo sguardo a destra e a sinistra su ciò che succede, neanche tanto distante da noi.
La data milanese mostra questo: siamo tutti spettatori e partecipanti allo stesso tempo. Un Forum, realmente gremito di gente (perché anche la parola sold out, in questo caso pare riduttiva) li attende ed esplode con loro. Siamo mani e braccia che si muovono all’unisono, siamo gambe che si alzano da terra, siamo voci che cantano seguendo Giuliano Sangiorgi coreografo – e animale da palcoscenico. In ottima forma, questo pensi dopo solo Sei tu la mia città e Il posto dei santi, mentre il forum canta Attenta.
Di grande impatto scenografico, risulta anche esser la decisione di suonare su due livelli. Così, batteria, synth, piano e tastiere finiscono sopraelevati su una piantana che permette a Giuliano di salire e scendere, correre, senza grandi intoppi. Non è una scelta che posso permettersi tutti, ammettiamolo. Di grande impatto sonoro risultano i nuovi arrangiamenti in chiave elettro dubstep di Nuvole e Lenzuola con vampate techno sul finale o la parentesi elettro-drum n’ bass durante l’assolo di Data, o l’intro di Cade la Pioggia, la partitura elettronica di Questa non è una storia semplice o ancora Ti è mai successo, che risulta essere il brano ponte tra i Negramaro che erano e quelli che sono.
Ma io adoro i Negramaro introspettivi, quelli di Giuliano a una chitarra o al piano, quelli di Lo sai da qui cantata quasi totalmente a cappella per e con il padre di Giuliano, tanto che era vivibile la sua voce su questa terra, mentre i brividi accarezzavano le braccia. Quelli di Sei, Fino alla fine. Quelli della rabbia ingoiata in L’amore qui non passa per quelle cicatrici intrappolate dentro.
I Negramaro hanno mostrato cosa voglia dire portare uno spettacolo e un live di livello superiore. Un upgrade di ciò che abbiamo assistito sino ad ora nel panorama live della musica italiana. Hanno trovato la giusta formula per rilegittimare il reale rock a una forma di intrattenimento, aumentandone di luce e valore.
Richard Linklater, ben citato dalla band salentina, dice che il sognatore è confinato nell’oscurità. Mi piace pensare, che il Waking Life di linklater trovi verità soprattutto quando ci si rende conto di essere un personaggio dei sogni, ma dei sogni di qualcun altro; lì allora si ha la consapevolezza di se stessi. E’ ciò che fanno i Negramaro, è quell’attività onirica che è la loro linfa, un sogno condiviso con il pubblico il loro, sempre fedelissimo e le nuove leve che questo nuovo disco e questo nuovo tour sta arruolando per questa bellissima armata musicale della pace.
Ed è solo alla fine che mi permetto una nota totalmente personale, una data unica, speciale è quella a cui ho assistito ieri al Forum di Assago, una prima luna non solo piena, ma oltre modo colma di persone, di occhi, di emozioni, di colori, di immagini. Una prima luna che segna anche il momentaneo riposo dai live per la vita che sta crescendo dentro la mia pancia. Ho scelto i Negramaro per chiudere questo personale cerchio di live, ho scelto loro per le emozioni che sapevo avrebbero suscitato, per quella voce interrotta su Un passo indietro. Perché dicono che al sesto mese un bimbo nella pancia debba ascoltare la musica che lo accompagnerà nella sua crescita e noi quel concerto ce lo siamo goduti stretti nella pancia. Perché in fondo se scrivo ancora di musica con la passione dei primi giorni, malgrado polvere, chilometri, incidenti, porte in faccia, è proprio merito di quella band che dal Salento – ormai tante lune or sono – ha colpito i miei timpani in una sera qualunque in un Fillmore mai come ora lontano.