Un Atlantico gremito e in trepidante attesa per il concerto da solista a Roma di Noel Gallagher’s High Flying Birds. Il live si scalda subito su “Everybody’s On The Run” dopo “Mucky Fingers”, un classico in pieno stile Oasis. Da questo momento lo show prosegue sulle note dei pezzi appartenenti al nuovo album con “Dream On”, “If I Had a Gun”, “The Death Of You And Me”. Sonorità calde e avvolgenti a dispetto di un Noel tipicamente anglosassone nel suo approccio timido, a tratti freddo, ma capace comunque di trasmettere emozioni attraverso la sua voce. Il pubblico ha familiarità con il frontman e tra un brano e l’altro si assiste al simpatico siparietto che vede un Noel intento ad accordare la sua chitarra e una platea da stadio che ne approfitta per incitarlo.
Con “Supersonic” emerge l’anima puramente rock dell’evento, forse aiutata dalla facile associazione al colossale fenomeno Oasis, sempreverde nei ricordi e nelle speranze dei fan.
Ha inizio una terza fase del concerto con le tracce più vicine alle melodie blues e si susseguono in scaletta “(I Wanna Live In A Dream In My) Record Machine”, “AKA… What A Life!”, “AKA… Broken Arrow”.
“Talk Tonight” recupera l’atmosfera romantica d’apertura di “If I Had a Gun” per l’ultimo ascolto soft prima di un finale carico e nostalgico.
La band torna sul palco per il classico encore e accende il parterre con i vecchi successi proponendo in serie “Whatever”, “Little By Little” e “The Importance Of Being Idle” (l’unica che ha realmente scatenato l’Atlantico con un intenso momento pogo). Chiude la malinconica e suggestiva “Don’t Look Back In Anger”.
Riccardo Rapezzi