OneRepublic – Magazzini Generali, Milano 30 aprile 2010

I OneRepublic provano a conquistare la piazza di Milano con un concerto ai Magazzini Generali che però delude un po’ le aspettative. Il pubblico meneghino non si presenta in massa alla chiamata del quintetto americano e complessivamente si registra un’affluenza introno alle 300 persone, almeno la metà di quelle che la platea dei Magazzini potrebbe contenere.

I cinque a parte qualche difficoltà iniziale, dovuta a inconvenienti da palco causati da un microfono capriccioso, stabiliscono subito un contatto con il pubblico che, a tratti diradato, risponde tiepidamente ai richiami di Ryan Tedder e soci, con isolati picchi di coinvolgimento emotivo in coincidenza delle 3 hit che hanno reso la band di Colorado Spring conosciuta in tutto il mondo.

On stage risulta apprezzabile l’attitudine dei componenti del gruppo che si alternano vicendevolmente ai diversi strumenti dimostrando una insospettabile competenza trasversale, il bassista salta dal violoncello al pianoforte, concedendosi anche un intimo accompagnamento chitarristico in duetto con il vocalist, uno dei due chitarristi spesso e volentieri sostituisce le sei corde con il violino, mentre l’altro si cimenta oltre che con il piano anche con la batteria; a lungo andare però la sensazione è quella di un eccessivo disordine sul palco dove i ruoli si mischiano e si sovrappongono senza una reale esigenza.

L’acustica dei Magazzini, di certo non tra le migliori dei locali milanesi, intacca l’impatto della band che a tratti sembra scarica, laddove invece l’intenzione parrebbe quella di essere più incisivi.
Il pezzo forte dei OneRepublic, le arie benchè a volte fin troppo simili a Coldplay e premiata ditta, arrivano con difficoltà sempre per lo stesso motivo, e questo priva la band del suo asso nella manica, costringendo Ryan Tedder, voce non che autore primo della quasi totalità dei pezzi, a inventarsi gorgheggi fantasiosi, non presenti in altri live, per colmare un vuoto acustico non attribuibile al gruppo stesso.
Un paio di simpatici medley, tributo a gruppi coetanei sulla scena quali Franz Ferdinand e White Stripes, rallegrano l’atmosfera e fanno cantare la platea dei Magazza.
In conclusione un’ora e un quarto godibile, ma non particolarmente incisiva.

Setlist: Everybody Loves Me,  Goodbye, Apathy,  Stop and Stare,  Secrets , Shout (Tears for Fears cover) Tyrant, Good Life,  Marchin’ On, All This Time, Made For You, All The Right Moves, Say (All I Need), Apologize, Come Home, Waking Up

Francesco Casati

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