Che ritorno in Italia per gli Overkill, leggenda thrash statunitense che si esibiva a Milano dopo cinque anni dal clamoroso concerto al Transilvania Live!
La serata ha visto il Palco B del locale occupato inizialmente dai Drone, successivamente dai Mortal Sin in uno show per nostalgici, e quindi da Bobby Blitz e compagni, per un lunedì sera che ha registrato una buona affluenza di malati metallari, considerando sia il fatto che la band del New Jersey è roba per pochi intenditori, sia il giorno (lunedì) in cui si è tenuto il concerto.
I Drone, quattro gasati tedesconi un po’ americani, un po’ svedesi thrashosi, ce li siam filati in tre sostanzialmente: io, Nico e Mattia. A loro è anche importato poco, tutto sommato anche a noi. Ottimo sound e preparazione tecnica, piacevoli come diversivo ai cd in sottofondo ma tutto qui.
I Mortal Sin, band australiana sfiga dell’underground thrash della seconda metà degli anni ottanta, ha letteralmente sfasciato tutto proponendo qualche pezzo nuovo ma soprattutto brani dai primissimi “Mayhemic Destruction” e “Face Of Despair”. Carichi, increduli per l’ottima accoglienza ricevuta e coinvolgenti, i cinque hanno poi seguito lo show degli headliners sbronzi in mezzo al pubblico. Grande attitudine, promossi a pieni voti, anche per il palestratissimo bassista e l’alcolico singer Mat Maurer.
Chi mi conosce sa bene che sono di parte, che gli Overkill sono molto più che un grande gruppo e che è difficile trovare al giorno d’oggi in giro nel mondo heavy di meglio in quanto a costanza, abnegazione, coerenza e attitudine. DD Verni introduce l’opener “Devils In The Mist” (dall’ultimo “Immortalis”) e da lì in poi è il devasto. Grandissima esaltazione, divertimento e coinvolgimento, tutto ciò di cui si ha bisogno in un concerto metal di un certo tipo. La scaletta in realtà è abbastanza fuori di testa, con i classici indispensabili e momenti che si credevano persi nel tempo come “Nice Day For A Funeral” o “Playing With Spiders/Skullkrusher” (ditelo che non vi ricordavate che in realtà si chiamava così, ndr) che fanno davvero palpitare il cuore. Poi chiaramente quando ti parte una “Hammerhead” a sorpresa ti dimentichi di qualsiasi problema della vita normale e avresti voglia di sfondare il palco a craniate.
Insomma un concertone, una band quadrata e ancora oggi, dopo quasi trent’anni di carriera, tra i migliori act dal vivo che sia dato vedere, quasi due ore di set senza pause e con una carica da ventenni. Tanto di cappello.
Setlist: Devils in the mist, Hello from the gutter, Rotten to the core, Bastard nation, Skull and bones, Thanx for nothing, Fuct, Skullcrusher, Long time dyin’, Hammerhead, Walk through fire, Nice day for a funeral, Wrecking crew, Fatal if swallowed intro … Elimination, Necroshine, Old school, Fuck you.