Overkill + Exodus – Rolling Stone, Milano 4 marzo 2009

 

Mi perdo quasi interamente i Torture Squad – il concerto inizia addirittura prima delle sette – e dopo una breve pausa – i tempi saranno strettissimi per tutta la serata – ecco salire sul palco i nordirlandesi Gama Bomb, da poco sotto contratto Earache. Si tratta di un gruppo simpatico, affiatato e valido anche da un punto di vista strettamente tecnico, tuttavia derivativo fino all’eccesso e privo di qualsiasi soluzione sonora che vada oltre il già sentito. Sono giovani e potranno crescere in futuro, ma per ora il loro thrash ultrascolastico finisce per annoiare dopo pochi pezzi. Se la Earache si mette a produrre band così acerbe e anonime vuol dire che non sta passando bei momenti.

Gli Exodus si mettono subito in mostra per l’ottima scaletta e per lo show compatto e senza fronzoli. Sono una leggenda del primo thrash Bay Area e brani come “Strike Of The Beast”, “Bonded By Blood”, “Fabulous Disaster” e “The Toxic Waltz” brillano di luce propria, nonostante la voce di Rob Dukes sia troppo monocorde e poco incisiva, dal vivo ancora più che su disco. In compenso Nick Barker è una macchina dietro le pelli, e le asce di Holt e Altus creano un wall of sound imponente. Insomma, uno show all’altezza del loro nome, anche se Steve Souza possedeva ben altro carisma vocale. Intanto il locale si va riempiendo sempre più, ed aumentano esponenzialmente anche pogo e crowd surfing.

Quando gli Overkill calcano le assi del palco il Rolling è strapieno (non lo ricordavo così gremito dal concerto degli Opeth di qualche anno fa), e tutto è pronto per uno dei live più devastanti di sempre. Voglio metter subito in chiaro che i newyorkesi non sono fra i miei gruppi preferiti, e che quindi le parole che seguiranno non sono dettate da adorazione fanatica e incondizionata. Ma sinceramente quello che Blitz, Verni e compagni sono riusciti ad allestire è andato oltre le mie più sfrenate fantasie. Niente orpelli scenici, niente pause e nessuna lungaggine – l’intero spettacolo è durato un’ora circa – semplicemente un’intensità che non trova paragoni nel metal odierno. Se in studio esistono gruppi migliori degli Overkill, dal vivo non ci sono rivali: stiamo parlando del più grande live act del thrash tutto, e non solo.
Nonostante i suoni non siano perfetti, per tutta l’esibizione gli Inossidabili erigono immani bastioni sonori della consistenza del granito. Le note di pezzi spaccaossa quali “E.vil N.ever D.ies”, “Hammerhead”, “Thanks For Nothing”, “Feel The Fire”, “Elimination” e “Hello From The Gutter” esplodono in maniera atroce, come se volessero spazzar via l’intero universo, si fanno concrete e quasi palpabili, diventano fiamme e bruciano gli astanti. Sembra di stare di fronte alla fucina di Vulcano, meravigliati e storditi dal magma incandescente che ne fuoriesce, mentre il fuoco di sbarramento fonico continua ad aumentare, raggiungendo apici inumani.
Gli Overkill vincono grazie al carisma, all’onestà, alla grinta, al sentimento. Sono così compatti e musicalmente spietati da sembrare una singola unità vivente, priva di cesure, con la missione di eliminare tutto quello che le si para davanti. E anche le canzoni si susseguono una dietro l’altra fino all’ultimo respiro, sino a giungere al sovrumano medely finale “Fuck You/Overkill” (quella dei Motorhead, la loro è stata eseguita appena prima). Poi rimane solo il silenzio, oltre ai superstiti di un moshpit tra i più scalmanati che il Rolling abbia mai ospitato. Davvero impossibile aggiungere altro.

Stefano Masnaghetti

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