Mercoledì 28 novembre alla Salumeria della musica di Milano, locale già visitato da jazzisti nostrani e forestieri di comprovata fama, Paolo Fresu ha presentato “Stanley music!”, album uscito pochi giorni prima per la storica etichetta Blue Note.
Ad accompagnare il trombettista italiano, tra i più famosi ed apprezzati all’estero, un trio rinnovato che vede Bebo Ferra alla chitarra, Paolino Dalla Porta al contrabbasso e Stefano Bagnoli alla batteria, musicisti di grande esperienza e indicati come punti di riferimento per i rispettivi strumenti nel jazz del nostro Paese.
In questo mini – concerto sono stati presentati alcuni brani del disco, caratterizzato in generale da sonorità fresche e dall’utilizzo diffuso di effetti elettronici applicati a chitarra e tromba (meglio: flicorno, strumento dalla voce corposa e vellutata che Fresu predilige in molti momenti alla tromba, più squillante e spesso suonata con sordina alla Miles Davis), nel quale gli strumentisti hanno tutti contribuito anche in veste di autori.
“Another road to Timbuctu”, scritto dal trombettista, apre la performance con un tema boppeggiante punteggiato dalle armonie moderne della chitarra che si poggia su un pedale di contrabbasso ed una ritmica energica di batteria; il pezzo svolta poi in atmosfere quasi rock con il solo di chitarra che porta all’atmosfera più jazz del solo di flicorno.
A seguire un altro tema di Fresu, “Moto perpetuo”, un poco funky e con un andamento orientaleggiante nella melodia, sostenuta da echi ed effetti; i soli di chitarra e tromba sordinata scorrono in libertà su pedale di basso e ritmica di batteria portata con le spazzole.
“Giovedì”, ballad scritta da Ferra, porta un respiro ampio con un tema malinconico dai colori tenui e di sapore metheniano nella quale Paolo Fresu inserisce le sue note lunghe, per poi tornare a sonorità più pulsanti con un pezzo scritto da Bagnoli, “Il diavolo e l’acquasanta”, tema abbastanza elaborato che precede i soli di chitarra, tromba e batteria in cui l’interplay tra i musicisti rilancia idee di continuo.
Per chiudere il concerto viene scelta una seconda ballad scritta questa volta da Paolino Dalla Porta, “Il tempo del sogno”, tema che viene esposto all’unisono da chitarra e flicorno a precedere il solo di contrabbasso.
Buone le qualità di Fresu come entertainer che tra un pezzo e l’altro s’abbandona in lunghe divagazioni sull’origine della Stanley Music (gioco goliardico nato in tournee nella lontana Nuova Caledonia) e aneddoti vari. Già in una manciata di pezzi è evidente la varietà di atmosfere che nel disco si moltiplicano ancora con l’uso di chitarre classiche ed acustiche, sovraincisioni e suoni processati con harmonizer ed effetti vari; jazz nel senso più ampio del termine, una miscela di timbri e sonorità che partono dalla tradizione e raccolgono suggestioni moderne e diverse per abbracciare un pubblico non solo di conoscitori e puristi.
S.Z.