Perché il concerto gratuito di Paul McCartney ai Fori Imperiali sia stato l’unico in Italia negli ultimi quindici anni, è francamente difficile da capire: dopo il bagno di folla di Roma, l’ex Beatle non è infatti più tornato a calcare i palchi del nostro paese, nonostante una serie infinita di tour in giro per il mondo culminati col botto di Hyde Park di un anno fa.
Il primo show a Bologna della sua carriera ha confermato lo stato di grazia di un musicista che non finirà mai di stupire fino in fondo: ha l’età di Dylan, Jagger e Richards, ma sembra loro fratello. Suona per tre ore senza sosta, arrivando a proporre quasi quaranta (quaranta!) pezzi tra i più conosciuti della storia della musica e alla fine basta guardare in faccia la gente per capire che tutti, e dico tutti, nel palazzetto sono più stanchi di lui.
[youtube KYGC-AC_Yzo]Soprattutto, però, Paul incanta per la sua musica senza tempo, in grado di far sorridere, di non pensare a nulla, ma anche di commuovere con i continui omaggi ai vecchi amici John e George: per il primo una splendida “Here Today”, “A Day In The Life” col finale di “Give Peace A Chance” e la gemma “The Word” che sfuma in “All You Need Is Love”; per il Quite One, invece, arriva la struggente “Something”, suonata da solo con l’ukulele (ormai un classico), che sfocia poi in una versione potentissima accompagnato da tutta la band. La sensazione è che Paul sia tornato a divertirsi moltissimo nel riproporre la propria musica, sia essa quella dei Fab Four o del resto della sua carriera e che non abbia alcuna paura di sembrare nostalgico. La sua filosofia è diametralmente opposta a quella di un’altra icona degli anni sessanta come può essere Dylan: lui vuole che la genti canti, si diverta e se non pensi a nulla per tre ore, senza riarrangiamenti o troppi concetti, è vero, ma anche questo serve nella vita. Un cenno finale va dedicato alla band, di sicuro la migliore che Macca si può permettere dal vivo da almeno venticinque anni. Non poco per uno col suo passato…
Luca Garrò
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