Siamo tra i fortunati che hanno seguito il gruppo di Seattle all’Arena Wuhlheide nella tappa berlinese di Ferragosto: solo cinque date in Europa per il mini tour a supporto di “Backspacer”, nono album in studio per Vedder e soci in uscita a settembre.
Appena scesi dalla metro alla fermata di Wuhlheide veniamo incanalati in una stradina sterrata dove, per non dimenticarci che siamo in Germania, non mancano i venditori di birra e di panini con wurstel. Di lì a poco ci ritroviamo all’ingresso del bosco, che percorriamo per una ventina di minuti fino a raggiungere l’Arena, completamente immersa nel verde. Location incantevole, il colpo d’occhio è da brividi!
Sono le 20.30 spaccate quando i cinque fanno il loro ingresso sul palco con “Why Go”. L’Arena gremita fino all’ultimo angolino è in delirio. Segue “Hail Hail” da “No Code” del ’96 e “The Fixer”, primo singolo tratto dal nuovo album, già conosciuta da tutto il pubblico che la canta dalla prima all’ultima nota e durante la quale iniziamo a vedere i primi ragazzi rotolarsi sopra le nostre teste.
E’ la volta della potente “Cordury”, seguita dalla tripletta “I Am Mine” / ” Nothing As It Seems” / “Untitled” (prima sorpresa della serata), uno dei pochi momenti tranquilli della performance introdotto da un improbabile tedesco di Vedder.
Riprende il ritmo con “MFC”, seguita a ruota da “God’s Dice” ed “Even Flow” con la quale la serata prende definitivamente il volo. Degna di nota la bellissima “Daughter” cantata da tutto il pubblico e seguita da “Blitzkrieg Bop”, doveroso omaggio ai Ramones in quella che è la terra adottiva del compianto Dee Dee. Segue un’altra anteprima dal nuovo album, “Got some”, potentissimo. Il pubblico è talmente coinvolto da far sembrare il nuovo pezzo un classico.
Vedder più volte si preoccupa di chiedere se nelle prime file e nel resto dell’Arena sia tutto ok e fa arretrare tutti di 3 passi per garantirci maggiore sicurezza. Il ricordo della tragedia del Roskilde Festival in Danimarca quando nel 2000 nove ragazzi morirono schiacciati dalla folla durante l’esibizione dei Pearl Jam è ancora vivo.
Altra sorpresa della serata è “Brother”, da “Lost Dogs”. La prima parte del concerto si chiude con “Insignifiance” seguita dal delirio di massa innescato dalla travolgente “Do The Evolution”. Tiriamo per qualche minuto il fiato e ci prepariamo per la perla assoluta dello show, “Bee Girl”, suonata per la prima volta in Europa. Eddie e il bassista Jeff Ament (che per l’occasione imbraccia la chitarra acustica) si siedono sugli sgabelli regalandoci due intensi minuti di brividi. Parte il riff di “Better Man” dalla chitarra di Vedder che accompagna il coro del pubblico nelle prime strofe della canzone, da pelle d’oca. La serata prosegue con la fantastica “Given To Fly” che tutta l’Arena canta a squarciagola. Il primo set di bis si chiude con “Hard to Imagine”, altra chicca inaspettata, seguita dall’immancabile “Alive” che ci manda nuovamente in delirio.
Le sorprese non sono finite e il secondo set di bis inizia con “Angie”, cover degli Stones, suonata dopo ben 11 anni dall’ultima volta in un loro live. Segue “Elderly Woman…” dopo la quale il singer, accogliendo la richiesta di un gruppo di fans, esegue “Faithful”. Partono le note di un’altra cover, “Sonic Reducer” dei Dead Boys, cantata e saltata da tutti i presenti, ennesima sorpresa di uno show al limite dell’incredibile. Non poteva mancare a Berlino “Rockin’ in The Free World” di Neil Young, scritta dopo la caduta del muro e divenuta ormai un vero e proprio inno. Emozionante.
La conclusione è affidata alla splendida “Yellow Ledbetter”, suonata in pieno stile Pearl Jam coi riflettori accesi sul pubblico che canta all’unisono con Eddie. Degna chiusura di un’ indimenticabile serata.
Che dire? Abbiamo trovato la band in ottima forma, peccato solo non aver potuto apprezzare appieno la batteria di Cameron, almeno dalla nostra posizione il suono appariva un po’ ovattato ma è un dettaglio che non ha influito sulla resa complessiva della performance.
Un pensiero va alle numerose persone rimaste fuori dell’Arena senza biglietto che si saranno mangiate le dita sentendo quello che stava succedendo all’interno. Essere lì a due passi e non poter assistere deve essere stata una brutta esperienza davvero, ma fortunatamente queste cinque date europee sono state solo una sorta di rodaggio per quello che sarà il vero e proprio tour dopo l’uscita di “Backspacer”. I nuovi brani lasciano davvero ben sperare e non vediamo l’ora di ascoltare l’album per intero.
Ripercorriamo tutto il bosco con le gambe che ormai non ci reggono più e, sorseggiando un bicchiere di birra fresca, ci dirigiamo verso l’aeroporto per un’altra notte homeless. Per i Pearl Jam questo ed altro. Why go home?
Set 1: Why Go – Hail Hail – The Fixer – Corduroy – I Am Mine – Nothing As it Seems – Untitled – MFC – Gods’ Dice – Even Flow – Unemployable – Severed Hand – Light Years – Daughter (Blitzkrieg Bop) – Got Some – Glorified G – Brother – Insignificance – Do The Evolution
Encore 1: Bee Girl – Better Man(Save it for Later) – Given To Fly – Hard To Imagine – Alive
Encore 2: Angie – Elderly Woman Behind The Counter In A Small Town – Faithful – Sonic Reducer – Rockin’ In The Free World – Yellow Ledbetter
Grazie a Barbara Chimenti