Questo 3 Luglio 2007 sarà certamente una data da ricordare per i numerosi fan romani che hanno assistito al concerto del loro Peter Gabriel che si è tenuto all'Ippodromo delle Capannelle, nell'ambito del RomaRockFestival, pochi giorni prima dell'annunciatissima tappa romana gratuita del "Turn in On Again Tour" di Phil Collins e soci.
Le prime note sono quelle di "The Rhythm of the Heat" e subito il grande Peter saluta le migliaia di fan con un urletto di quelli tipici suoi, con l'ugola "stretta". E' in forma e con la voce, come si dice qui a Roma, "ce sta tutto"!
Saltella energico dietro le sue keyboards e comincia subito a "dialogare" col pubblico attraverso il brano "On the air" che non veniva proposto dal tour del 1983. Il Santone della World Music spiega infatti che per questo tour, non dovendo promuovere alcun album, ha deciso di rispolverare vecchi brani, alcuni dei quali non erano suonati live da moltissimi anni ed ha inoltre deciso di sceglierli da "scalette ideali" preparate dagli stessi fan che hanno potuto esprimere le loro preferenze tramite internet, ed hanno potuto in questo modo far avverare (almeno in parte) dei loro piccoli sogni.
Peter spiega tutto questo parlando Italiano, ed ammetto di esser rimasto molto divertito dal fatto che il ragazzo inglese che stava accanto a me non abbia capito nulla di quello che Gabriel stesse dicendo!
A tal proposito ci tengo a precisare che il cantante non ha "spiegato" le sue canzoni (come qualche giornalista ha scritto), le ha "presentate", il che è molto diverso.
Il terzo brano è la bellissima "The intruder" eseguendo la quale Peter abbandona la tastiera e si posiziona più vicino al pubblico osannante: l'interpretazione è impeccabile anche dal punto di vista della "teatralità", per lui aspetto basilare dello show, il suo modo di muoversi recitando il brano così come le sue trovate sceniche hanno fatto la storia sin dai tempi dei primi Genesis.
Questa sera non vedremo nessuna palla gigante di plexiglass, nessun monopattino, nessuna giacca ricoperta di lampadine e nessuna liana (come nella storica esibizione sanremese), eppure non mancherà lo spettacolo, a dimostrazione del fatto che il frontman sia a proprio agio anche con una scenografia decisamente più sobria del solito.
Si prosegue alla grande con "DIY", poi Gabriel presenta "Steam" facendo un simpatico apprezzamento alla qualità del pubblico con la frase "Noi mettiamo l'acqua, voi state mettendo il calore, insieme facciamo il vapore" (Steam significa appunto vapore).
La scaletta continua incalzante con la dolce "Blood of Eden", un'esibizione magnifica di "No Self Control" e la storica "Solsbury Hill", unico brano della serata tratta dal primo lavoro solista di Peter.
A questo punto Gabriel abbandona il palco e lascia alla figlia Melanie l'arduo compito di eseguire la magnifica "Mother of Violence", altro pezzo che i fan aspettavano da molto tempo. La ragazza se la cava abbastanza bene anche se dimostra di non essere ancora in grado di sostenere pienamente l'emozione, non sbaglia nessuna nota ma non arricchisce con sfumature vocali, e fu proprio con queste che il papà rese così bella questa canzone.
Seguono "Family and Snapshot" ed una versione minimamente rallentata della famosa "Big Time": non male ma sicuramente peggiore della versione originale.
Gli altri musicisti vengono presentati a più riprese nel corso del concerto, e tra loro troviamo David Rhodes alle chitarre, il bravissimo Ged Lynch alla batteria e il maestoso Tony Levin al basso, uno che ha suonato con numerosi altri grandissimi quali John Lennon, David Bowie, King Crimson, Dire Straits, Alice Cooper, Paul Simon, Pink Floyd ed anche con i nostrani Baglioni, Fossati e Vasco Rossi.
Si riprende con "Lay Your Hands On me" e tutto il pubblico alza le mani al cielo, anche Gabriel continua a "recitare", a ballare e a muoversi ed è talmente preso che a volte si dimentica di tenere il microfono vicino alla bocca!
Il concerto si chiude teoricamente con "Secret World" e "Signal to Noise" ma altri tre brani verranno proposti come "bis": la hit, "Sledgehammer", l'intramontabile "In Your Eyes" e la sentitissima "Biko", canzone dedicata all'attivista sudafricano anti-apartheid Steven Bantu Biko ucciso nel Settembre del 1977.
Prima di andarsene Peter lascia il microfono girato verso di noi che continuiamo a cantare "Biko" anche quando lui è già dietro le quinte, come per dire "Quello che dovevo dirvi l'ho detto, adesso voce al popolo". Grazie Peter!
P.B.