La riuscita di una manifestazione si vede (anche) dai numeri e se nella giornata finale del Primavera Sound almeno quarantamila persone si assiepano intorno agli Strokes, mentre gli Swans celebrano tra le preziose pareti dell’Auditori la loro cerimonia elettrica per circa tre ore e gli organizzatori snocciolano i dati ufficiali del festival, in crescita costante e decisamente fortunato sotto l’aspetto climatici, i motivi per brindare alla quindicesima edizione ci sono tutti.
Censiti 365 concerti, compresi quelli gratuiti disseminati nel parco e agli incontri professionali, con una stima di quasi 200 mila spettatori e un segnale importante per quel che concerne il popolo degli appassionati italiani: siamo la terza comunità tra quelle del rock migrante verso Barcellona, dopo gli spagnoli, il 56%, i britannici e alla pari con i francesi. Il tutto senza strizzare l’occhio o invitare nessun artista di casa nostra particolarmente popolare/attrattivo.
All’altro capo della città in centomila festeggiano l’ennesimo trionfo dei blaugrana che con un Messi in gran spolvero si sbarazzano dell’Athletico Bilbao, sotto gli occhi dei reali, nella finale di coppa di Spagna, e Intanto qui al Parc del Forum si macinano altre eccellenti vibrazioni, in rappresentanza di musiche scelte con acume, per raccontare il meglio dell’indie in circolazione. C’è molta elettronica, per chi vuole fare tardi e arrivare all’alba (Underworld, Dan Deacon, Caribou per i nottambuli più motivati), ma anche il rock classico trova ampia cittadinanza.
Esattamente come tra gli stand, dove artigianato, bancarelle di dischi e soprattutto la proposta alimentare possono soddisfare chiunque, anche dai palcoscenici si succedono band e artisti di chiara fama, taluni con ampia storia alle spalle, Babes in Toyland, Shellac – primatisti, presenti a tutte le edizioni: un rito, il loro – fino a Tori Amos, solitaria al piano, e gli Interpol. Alcuni set, memorabili, o quantomeno da sottolineare con pennarello colorato: Les Ambassadeurs, ovvero la leggenda della musica maliana, con Salif Keita alla guida, o, agli estremi, gli Einsturzende Neubauten micidiali nel rapporto suono/immagine, ma anche Tune-Yards, sperimentali con giudizio, così come piace pure l’ultimo progetto di Sean Lennon, ovvero The Ghost of a Saber Tooth Tiger, forse ancora altalenante, da focalizzare del tutto, ma pregno di contenuto e di buona fattura esecutiva.
Si chiude con la bella certezza delle date per il prossimo anno, dall’1 al 4 giugno: segnare in agenda.
(Ps. Se rinasco vorrei essere un festival. Forse il Primavera Sound).
Grazie a Enzo Gentile
>> Leggi il report della prima e della seconda giornata del Primavera Sound 2015
https://www.youtube.com/watch?v=BoAGnJ51OhU