Nell’unica data per il Nord Italia, la electro-punk band inglese capitanata da Liam Howlett scende allo Sherwood Festival di Padova, accolta da una folla immensa (e trasversale, non è difficile trovare dal metallaro al raver, passando per l’alternativo al fan dell’hardcore, con tanto di maglietta dell’Hardcore nation) di persone, in quello che è l’evento principale di questo festival e dell’estate alternativa del Veneto.
Apertura dedicata ad un breve djset locale, l’ideale per scaldare gli animi delle “Prodigy people” (come battezzati più volte da Maxim durante la serata); alle 21.45, con “World’s on fire”, inizia lo show degli inglesi. Le prime cose che colpiscono sono la immensa carica dei Prodigy, aiutata dal carisma dei vari componenti, ma soprattutto dei volumi esagerati che, in ogni caso, non risulteranno per nulla fastidiosi. Il risultato: una danza collettiva a cielo aperto, un vero tributo alla scena rave che, tra gli anni Ottanta e gli anni Novanta, ha coinvolto un’intera generazione di persone in Regno Unito e in tutta Europa.
Saccheggiato letteralmente il recente “Invaders must die”, dal quale verranno pescati ben sette pezzi (da panico “Omen”, “Warriors dance” e “Invaders must die”) più un accenno alla conclusiva “Stand up” a fine live, brani che guadagnano migliaia di punti in questa veste; ma sono le canzoni del passato a mandare in delirio il pubblico accorso fin dalla Toscana. Due esempi tra tutti, “Firestarter” e “Smack my bitch up”, entrambe accolte da un boato che è riuscito nella difficile impresa di coprire il tema iniziale in entrambi i pezzi.
Una band che, a conti fatti, non ha dato il 100% dal punto di vista tecnico, ma che è riuscita a coprire con il carisma e la fisicità delle lacune comprensibili dopo un lungo tour che dura ormai da sei mesi: Keith Flint, tra tutti, è sembrato quello meno in forma dal punto di vista vocale. In buona salute invece Maxim, anche se in alcuni passaggi (come, ad esempio, la ripetitività delle frasi dette al pubblico e un paio di linee vocali) qualche calo lo ha avuto. L’unico a confermare uno stato di forma strepitoso è il direttore d’orchestra della band, quel Liam Howlett che con i suoi sintetizzatori ha dimostrato una classe di livello superiore, confermando il suo stato di deus ex machina nella band.
Uno show di altissimo livello quello dei Prodigy. Ottima anche la location, che ha ricordato molto gli ambienti dei rave. Forse all’aperto perderanno quell’impatto che rimane inattacato nei loro show nei club o nei palazzetti: proprio per questo motivo aspettiamo con impazienza quelle date invernali che, molto probabilmente, verranno confermate nelle prossime settimane.
Scaletta Prodigy (non in ordine): World’s on fire, Breathe, Omen, Their law, Poison, Warriors dance, Run with the wolves, Voodoo people, Comanche (the big gundown), Firestarter, Omen Reprise, Invaders must die, Diesel power, Smack my bitch up, Take me to the hospital, Out of space.
Tutte le foto: Giuseppe Craca.
Nicola Lucchetta