La serata al Rainbow di Milano inizia per noi quando i Freedom Call stanno eseguendo gli ultimi pezzi della loro scaletta, abbastanza gradita dai fans delle prime file. Il locale non è pienissimo, quasi tutti sono oltre il mixer, vicino al palco: fa male dirlo ma per una band come i Rage quest’audience è davvero misera.
Alle 21.30 si spengono le luci e finalmente si parte. Dal 1997 ad oggi ho visto il gruppo in azione per quattro volte, ma questa è la prima occasione per vederli in uno show tutto loro e non ospiti ad un festival. L’intro del nuovo “Speek Of The Dead” introduce il concerto, che viene aperto dalla title track dell’ultimo studio album. Segue “No Fear”, anche questa tratta dall’ultimo, poi “Down”, da quel gran lavoro che risponde al titolo di “Unity”, e il pubblico comincia a scaldarsi. I nostri danno sfoggio di una tecnica invidiabile e a conferma di ciò giunge, prima del previsto, il momento di Mike Terrana che ci delizia come ormai d’abitudine con un godibilissimo drum solo, che termina sulle note della colonna sonora di Rocky, con il troll Terrana che corre per il palco a raccogliere i meritati applausi. Siparietto divertente seguito dal guitar solo di “Vittorio” Smolsky (così ce lo presenta il leader Peavy Wagner), che sfoggia una notevole abilità chitarristica, ispirata a Van Halen, condita da una certa dose di personalità.
Fatta eccezione per “Enough is enough” e “Baby I’m your nightmare” estratti da “Trapped” la band punta principalmente sui pezzi dell’ultimo platter, concedendosi al più qualche brano da “Unity” e “Soundchaser”. Il culmine lo si raggiunge nello spazio conclusivo riservato agli encores, tra cui la splendida e attesissima “Don’t Fear the Winter” e “Higher Than The Sky”, nel mezzo della quale, a sorpresa, parte la cover di “Jawbreaker” dei Judas Priest.
I Rage hanno dato la solita prova di classe, tenendo il palco dal vivo con grande professionalità senza far sentire la mancanza di una seconda chitarra o di una tastiera. La sezione ritmica sa riempire alla perfezione tutta la struttura dei pezzi, e Smolsky completa egregiamente il lavoro dei suoi colleghi facendo magie con la sua sei corde. Inoltre i pezzi del nuovo disco hanno spesso strutture molto complesse, con passaggi particolari, quasi prog, che per certi versi fanno l’occhiolino ai Dream Theater, ma con quel tocco di cattiveria, sapientemente mescolata alla melodia, che crea quell’alchimia tipica che pochi oltre ai Rage posseggono nell’attuale panorama metal mondiale.
L’unica pecca della serata è stata la ‘dimenticanza’ di pezzi da “The missing link”, “Black in Mind”: i Rage hanno un nuovo disco da promuovere, puntano molto sui recenti (peraltro validissimi) lavori, ma in quasi due ore di concerto, qualche estratto dai due dischi citati non sarebbe stato fuori luogo.
Setlist: Speak Of The Dead – No Fear – Down – Turn The Page – I’m Crucified/Straight To Hell – Drum Solo – Enough Is Enough – Baby I’m Your Nightmare – Lingua Mortis Suite – War Of Worlds – Guitar Solo – Human Metal – Don”t Fear The Winter – Full Moon – Higher Than The Sky/Jawbreaker
Special Thanx to Corrado Riva