È il 2 ottobre 2015 e fuori piove, ma dentro l’Estragon, a Bologna, fa decisamente caldo. I Rise Against, frequentatori quasi abituali, salgono sul palco alle 22.30 e iniziano il concerto con il classico d’apertura “The Great Die Off”.
Dopo la prima tripletta, che comprende anche “Good Left Undone” e “Satellite” salutano il pubblico come vecchi amici: «We are a family» dice Tim McIlrath, cantante e (solitamente) chitarrista della band, momentaneamente impossibilitato a suonare la chitarra ritmica, che viene affidata ad un collega, a causa della rottura della mano sinistra. La voce, negli ultimi mesi non al top della forma, è quasi tornata a pieno regime, ma comunque non riesce a distinguersi troppo dagli altri suoni, pena forse l’acustica o il missaggio; rispetto ai dischi, qui le parti vocali risultano decisamente meno in primo piano.
Tra i brani, si distinguono particolarmente “I Don’t Want to Be Here Anymore” e “Help Is on the Way”. La parte finale del concerto è interessante: dopo il breve abbandono del palco ci sono quattro encore, due acustici e due “rumorosi”. “Hero Of War” è uno dei pezzi migliori della serata, suonato con una chitarra elettrica ed una acustica, voce, ma senza sezione ritmica, mentre per “Swing Life Away” il cantante, ormai solo, imbraccia eccezionalmente la chitarra. L’unplugged crea sempre una certa intimità tra artista e pubblico, e torna utile a entrambi anche per riprendere un attimo fiato. Non ci sarebbe stata male qua “People Live Here”, brano dello stesso calibro tratto dal recente “The Black Market”, eseguito di rado negli ultimi concerti.
In chiusura, “Dancing For Rain” e “Savior”. L’enorme scritta RISE s’illumina per un’ultima volta di rosso sul palco buio, mentre la band esce.
Tirando le somme, un concerto piacevole ma non eccezionale, anche se una menzione d’onore va alla grande energia sprigionata sul palco dalla chitarra solista e dal bassista, che non perdono occasione per correre l’uno al posto dell’altro, e anche alla decisione rimarcata più volte di non annullare il tour nonostante l’infortunio. Sospetto che la colpa sia tutta di Dave Grohl – dopo che lui ha suonato con la gamba rotta, chi avrebbe il coraggio di cancellare per una semplice mano fratturata?