Update 2:15 – I Them Crooked Vultures sono IL Rock nell’anno 2010. Un’attitudine ineguagliabile e un carisma che deborda per il trio di Josh Homme, John Paul Jones e Dave Grohl sin dalla prima nota emessa di fronte a una platea non eccessiva ma letteralmente senza parole di fronte a ciò che accadeva sul palco.
Sciorinati come se niente fosse pezzi del disco di debutto: “Elephants”, “Mind Eraser, No Chaser” e una dilatatissima “Scumbag Blues” sono stati una tripletta d’apertura che non dimenticheremo mai, dopo la quale si poteva lasciare l’area concerti, riprendere l’aereo e tornare alla vita di tutti i giorni: non saremo più gli stessi. I tre si divertono come dei pazzi, sembra di assistere a una jam esclusiva che potrebbe durare delle ore senza mai stancare l’audience. Consiglio spassionato: andateli a vedere dove potete, non è spiegabile facilmente a parole cosa significhi assistere a un set di tre individui simili. Vincitori assoluti e incontrastati forse non solo del Rock Im Park ma di tutta l’estate dei festival 2010.
Update 00:45 – Il desiderio di vedere dalle prime posizioni i Them Crooked Vultures ci ha spinto a dividere l’Outune Team in due, coprendo comunque The Hives e gli Him, piazzati negli slot precedenti. I The Hives, per chi li ha seguiti, vincono il premio morale della seconda giornata di questo Rock im Park. Non importa se steccano una volta sì e una pure; quello che conta è che la band ha un tiro incredibile e Pelle Almqvist è capace di tenere in pugno quelle poche persone che avevano deciso di rimanere nell’AlternaStage. Scaletta bomba, con gli ovvi momenti di delirio durante i pezzi più famosi dei primi dischi, come “Hate to say I told you so”, “Declare guerre nucleaire” e “Die! All right!”. Band come sempre elegante, con un look che ricorda quello dei marinai; dettaglio di colore, l’addetto allo stage con un completo bianco, pronto comunque anche a fare i cori in caso di necessità.
Ville Valo non ce la fa: grossa delusione dall’AlternaStage con lo show degli Him, che non riescono a riproporre in maniera almeno accettabile i brani dei loro vari dischi. Scaletta che comunque inizia benissimo, con “Buried alive by love”, “Join me (In death)” e “Heartkiller”, la band musicalmente sbaglia ben poco (soprattutto il batterista Gas Lipstick, vero motore della band). Quello che fa crollare il tutto è proprio il frontman: svociato e fuori forma, è stato capace di rendere irriconoscibili brani come “Wicked game” e “Right here in my arms”. L’unica pecca di una giornata incredibile, ma se il giudizio si dovesse basare sui decibel del pubblico, le poche ragazzine presenti hanno apprezzato. Di brutto.
Update 22:15 – I Rammstein al momento sono presumibilmente la band numero uno dal vivo per quanto riguarda la musica pesa. Uniscono un impatto marziale a una presenza scenica valorizzata da scenografie, esplosioni e giochi pirotecnici che non hanno eguali presso nessun’altro gruppo.
Una folla di 40mila anime rende abbastanza complicato muoversi agevolmente nelle zone estreme dell’area concerti adibite a ristoro, ci si impiega in buona sostanza un quarto d’ora per raggiungere il primo pit dall’entrata principale. Ed è più che giustificato il fatto che siano tutti a godersi uno spettacolo che parte prendendo diversi pezzi dal nuovo album, presentando la veste live (spaziale) di “Bückstabü” e “Mehr”, per poi puntare sui mega classici “Keine Lust” e la fiammeggiante “Feure Frei!”. Inutile dire altri titoli, concedeteci però di affermare che assistere a “Du Hast” in Germania ha tutto un altro sapore (di fianco allo Zeppelinfeld oltretutto…).
Update 20:15 – Era difficile, prima di vederlo coi propri occhi, capire il responso che avrebbero avuto i Rise Against nello scomodo ruolo di band che precede gli headliner. Il successo è stato crescente, essendo stati Tim McIlrath e compagni capaci di far muovere anche chi era abbastanza scettico e distaccato. Umiltà e tantissimo sudore gli ingredienti per una prestazione che ha raggiunto i propri picchi sulle recenti “Re-Education (Through Labor)” piazzata quasi in apertura e la stranota “Prayer Of The Refugee”.
Update 19:00 – Il primo polverone odierno è stato alzato dai Five Finger Death Punch, act che non ha scrupoli a riversare su una platea accaldata una dose di metallo americano iper vitaminizzato. La risposta del primo pit è più che buona anche se a lungo andare i Nostri non si distinguono certo per originalità. Stessa sorte anche per i Cancer Bats, che vedremo più nel dettaglio nell’imminente data italiana insieme ad Atreyu e Bullet for my Valentine nelle prossime settimane: show potente e professionale, ma dei brani che non vanno oltre lo standard qualitativo medio del genere.
Di ben altro spessore la prestazione degli A Day To Remember sull’Alterna Stage: supportati da un pubblico fedele (spaziali le loro maglie con Mignolo e il Prof a fare da mascotte), hanno utilizzato al meglio la mezz’oretta a loro disposizione.
La sfortuna dei Pendulum è riproporre, in chiave un po’ più tamarra e rock, quanto fatto dai Prodigy nella loro carriera. Fatta questa premessa, lo show degli australiani è stato gigantesco, di sicuro tra i migliori di questa prima giornata: un mix di techno, drum and bass e musica elettronica che ha fatto saltare l’area del main stage che, già alle 15, ha cominciato a riempirsi in maniera impressionante. “Immersion” è uscito da una decina di giorni e, se le premesse sono queste, sarà facile che la loro fama si espanderà anche al di fuori del Regno Unito, la loro patria adottiva, nel quale sono già delle divinità.
Tuttavia il vero botto della giornata fino a questo momento, come partecipazione del pubblico, lo realizzano i Bullet For My Valentine. Entrano in scena da dominatori acclamati da un Center Stage che si sta riempendo sempre di più con il passare dei minuti. Matt Tuck (sempre più grosso e acclamato dalle ragazzine della prima fila, ndr) e soci offrono al pubblico, che li adora, uno show di qualità, nel quale si inizieranno a vedere le prime mazzate con la canzone “Waking the demon”, pescata dal fortunato “Scream aim fire”, nel quale si formano di fronte al palco due circle pit notevoli.
Di fronte a due show di alto livello come quelli di Pendulum e Bullet for my Valentine, arrivano gli statunitensi Bad Religion a prendersi lo scettro di band numero uno di questo caldo venerdì. Un tour del trentennale nel quale i Nostri si presentano con un look che li fa sembrare più degli impiegati di banca, e non a caso il frontman Greg Graffin è anche docente universitario, dove il solo Brett Gurewitz manca all’appello. Alla chitarra due turnisti di eccezione come Greg Hetson (Circle Jerks) e Brian Baker (ex Minor Threat, che comunque collabora con la band già dalla metà degli anni Novanta). Per il resto, 45 minuti nei quali è stata racchiusa una scaletta da panico, con pezzi come “American Jesus”, “21st Century Digital Boy” e le conclusive “Punk Rock Song” e “Sorrow”. Se fossero stati piazzati il sabato o la domenica, il posto da headliner del palco piccolo se lo sarebbero meritato tutto: in un venerdì troppo affollato, invece, resteranno un ottimo act in un venerdì iniziato in maniera esplosiva. Subito dopo i Gogol Bordello hanno trasformato l’area in una balera sconfinata, nonostante un sound non proprio eccellente. Poche novità rispetto allo show italiano, conferma che la band è in ottima salute.
Facciamo notare che mancano all’appello Them Crooked Vultures e Rammstein, che sicuramente non resteranno in secondo piano, soprattutto i tedeschi.. da notare l’ora di cambio palco tra i due acts…chissà che combineranno…
Update 12:00 – Norimberga si è alzata questa mattina con una giornata splendida: poche nuvole e un bel sole che, non scaldando in maniera eccessiva, promette una giornata (e un intero fine settimana, stando alle previsioni dei prossimi giorni) di festival come va vissuta.
Siamo già in area stampa, in attesa dei Five Fingers Death Punch e Cancer Bats, che avranno il compito di inaugurare la nostra giornata. Gli headliner saranno i tedeschi Rammstein, che ovviamente non si tireranno indietro giocando in casa, ma anche gli altri nomi in ballo non sono da meno: Them Crooked Vultures, The Hives, Rise Against, Bad Religion e Pendulum difficilmente passeranno inosservati.