Roger Waters – DatchForum, Milano 23 aprile 2007


Vedere oggi Roger Waters credo sia la cosa più vicina a vedere un concerto dei Pink Floyd e, considerando che mai più avremo la possibilità di vedere riunito il gruppo inglese, ogni occasione finisce per assumere le caratteristiche dell’evento. Per capire le dimensioni del fenomeno basti pensare che meno di un anno fa Waters era nel nostro paese a proporre Dark Side Of  The Moon live per ben quattro date e che, dopo il sold out di questa sera, pare abbia esplicitamente chiesto di tornare in estate (probabilmente a Lucca).

Com’era facile immaginare, la scaletta si presenta esattamente identica a quella estiva e questa risulterà forse essere l’unica pecca di una serata indimenticabile: sinceramente non ci sarebbe dispiaciuta qualche variante nella prima o nella terza parte del concerto. Per il resto assolutamente nulla da dire: la voce di Roger sembra migliorare con gli anni, gli effetti speciali si sprecano e la quadrifonia regala al pubblico la sensazione di essere immerso nella musica. L’iniziale “In The Flesh” unita a “Mother” dopo trent’anni mettono ancora i brividi, come d’altra parte tutta la parte dedicata al sottovalutato “The Final Cut”. Sentire la voce straziata e straziante di Waters alzarsi all’improvviso nei suoi tradizionali urli, vederlo ancora provato nel cantare le vicende del padre e percepire il suo reale accanimento contro abusi e guerre di ogni genere è una cosa che non ha eguali. Dopo l’immancabile omaggio a Barrett di “Shine On You Crazy Diamond” (purtroppo con un’imbarazzante chitarra) e i fuochi d’artificio di “Sheep”, viene montato il palco per la parte principale dello show, la presentazione per intero di “Dark Side Of The Moon”: quarantacinque minuti di estasi psichedelica in cui Waters decanta l’universo della follia e le sue molteplici cause, nonché uno dei momenti più intensi che abbia mai vissuto ad un concerto.

Sul finale arriva la parte dedicata a “The Wall”, dopo l’accenno iniziale, con il karaoke di “Another Brick On The Wall” ed una “Bring The Boys Back Home” di un’intensità quasi irreale. Le note di “Confortably Numb” ci cullano verso la conclusione e tutti noi ci allontaniamo sperando che questo geniale artista abbia voglia, fra pochi anni, di riproporci per intero anche questo storico album…

Setlist One: In the Flesh – Mother – Set the Controls for the Heart of the Sun – Shine On You Crazy Diamond (Parts II – V) – Have a Cigar – Wish You Were Here – Southampton Dock – The Fletcher Memorial Home – Perfect Sense, Parts 1 and 2 – Leaving Beirut – Sheep.

Setlist Two: The Dark Side of the Moon.

Encore: The Happiest Days of Our Lives – Another Brick in the Wall, Part II – Vera – Bring the Boys Back Home – Comfortably Numb.

L.G.

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