Scorpions, il report del concerto a Milano dell’11 novembre 2015

scorpions-report-concerto-milano-11-novembre-2015

Degli Scorpions conoscevo solo le ballad e poco altro. Per questo sono partita con la convinzione che la seconda data italiana del 50th Anniversary World Tour al Mediolanum Forum di Assago l’11 novembre 2015 fosse un concerto soft, per pochi nostalgici. Il colpo d’occhio all’interno della venue milanese invece mi ha smentita alla grande, ancora una volta. Gente ovunque, soprattutto nel parterre, gremito fin all’inverosimile. E il motivo di tutta questa affluenza era solo uno: gli Scorpions spaccano e accontentano tutti, i rockettari più esagitati come i romanticoni dalla lacrima facile.

La band tedesca entra in scena con il botto, parafrasando il titolo del primo pezzo in scaletta, “Going Out with a Bang”, ed è in stato di grazia. Poca scena, se escludiamo le colonne di Marshall e i visual tamarri all’ennesima potenza che animano lo stage con fiamme, maxi chitarre, e fantasie psichedeliche durante il medley anni ’70 che comprende “Top of the Bill”, “Steamrock Fever”, “Speedy’s Coming” e “Catch Your Train”. Da veri intenditori. I cinque hanno energie da vendere, e mentre Klaus Meine riposa le corde vocali, i suoi compagni di avventure si lanciano in brani strumentali e assoli che non fanno mai calare la tensione per un solo secondo. Ed ecco arrivare il tanto temuto (o atteso, a seconda dei casi) momento lacrima/limone con il medley strappamutande che spara in sequenza “Always Somewhere”, “Eye of the Storm” e “Send Me an Angel” in versione acustica. Certo, forse “Eye of the Storm” non era imprescindibile ma è stata tutt’altro che spiacevole. Da questo momento, la setlist prende la piega del greatest hits. Inutile dire che “Wind of Change” ha fatto cantare tutti, e “Dynamite” ha fatto sudare anche il più tranquillo degli astanti. Immancabile il momento di gloria dell’ossigenatissimo Kottak alla batteria, che non ha mancato di mostrare fiero la scritta “Rock ‘n’ Roll Forever” tatuata a caratteri cubitali sulla schiena al termine del suo assolo. Il set si chiude sulle note di “Big City Nights”, ma non è ancora il momento di salutarsi. Meine dà il meglio di sé durante “Still Loving You”, eseguita divinamente e “Rock You Like a Hurricane” fa brillare definitivamente le doti da chitarrista di Rudolf Schenker (il signore in questione ha sessantasette anni, sono sconvolta ancora adesso).

Cinquant’anni (di attività) e non sentirli, un traguardo che forse solo gli Stones oltre agli Scorpions sono arrivati a tagliare, e che ieri sono stati celebrati nel migliore dei modi. Con i suoni potenti e una partecipazione incredibile, sia dal palco, che dagli spalti, che dal parterre. Visto che il tour italiano non si è ancora concluso, il mio consiglio spassionato è non perdeteveli, se ne avete l’occasione: lo stampo con cui hanno forgiato certe band non è più in commercio, e questo deve far apprezzare maggiormente gli idoli dei tempi andati ancora in circolazione.

Lascia un commento