Shilpa Ray, il report del concerto a Milano del 20 ottobre 2015

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È stato un concerto estremamente intimo quello proposto da Shilpa Ray martedì 20 ottobre 2015 a La Salumeria della Musica di Milano, quarta ed ultima data del tour italiano della cantautrice indo-americana.

Con qualche minuto di ritardo sulla tabella di marcia, cosa che lascia agio ai pochi ma buoni giunti per l’occasione a La Salumeria di accomodarsi ai tavoli approntati nel parterre, Shilpa Ray sale sul palco, accompagnata da Jon Catfish DeLorme (chitarra, pedal steel guitar e basso) e Russ Lemkin (batteria). Poche presentazioni e si parte. L’attacco è affidato a un’intensissima “Burning Bride”, seguita dalla più movimentata “Moksha” a fissare il tono di un live che, tra pezzi del primo eccellente album solista dell’artista newyorkese “Last Year’s Savage”, del precedente EP “It’s All Self Fellatio” e qualche B-side, si giocherà tutto sull’alternanza tra intensi e introspettivi lentoni e pezzi ritmati, selvaggi, dall’anima punk.

“Johnny Thunder Fantasy Space Camp”, “Oh My Northern Soul” e “Colonel Mustard In the Billiard Rooms With Sheets Of Acid”, vengono inanellate una dietro l’altra, piccola cosmogonia dell’universo musicale di un’artista, tra il resto, evidentemente influenzata dai Blondie, Chrissie Hynde e Patti Smith. Shilpa Ray è una che suona con gli occhi chiusi ma, lungi dal risultare eterea, la sua performance è dotata di una fisicità e di una nudità emotiva quasi disturbanti, veicolate da una presenza scenica essenziale e da una vocalità che sa essere tanto morbida, elegante, pastosa, quanto ruvida, sguaiata, gracchiante. È il caso di “Shilpa Ray’s Got A Heart Full of Dirt” e del finale urlato di “Morning Terrors, Nights Of Dread”, pezzi suonati alle tastiere anziché al prediletto armonium indiano, che scoprono l’ispirazione punk dell’artista di stanza a Brooklyn.

A seguire, “Mother Is a Misanthrope” apre la strada ad una parte del live decisamente più introspettiva e dedicata al materiale tratto dall’album con “Pop Song for Euthanasia”, “Sanitary iPad” e “Hymn”, fino alla più ritmata “Pipe Dreams Ponzi Schemes”, che chiude il set prima dell’encore. Rientrata in scena assieme alla band, Shilpa commenta con l’autoironia che la distingue: “abbiamo sbagliato uscita, ma anche se per pochi secondi dovevamo farlo”. Saranno le uniche parole, oltre ad un paio di grazie, pronunciate durante tutto il concerto da un’artista, che preferisce lasciar parlare la musica e lo fa affidando la chiusura all’evocativa “Nocturnal Emissions” e al brano tratto dall’EP d’esordio, “Lessons From Lorena”. “Shilpa Ray On Broadway”, pezzo dal sapore springsteeniano e vera hit dell’album, è il grande escluso dallo show di un’artista dalla personalità complessa e per certi versi sfuggente, ma al contempo sfacciatamente diretta ed irresistibilmente affascinante.

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