Sinkane, il report del concerto a Milano del 7 aprile 2017

A Milano c’è il Fuorisalone e il Biko è imballato di gente. L’occasione? La prima delle due date italiane, organizzata da Via Audio, di Sinkane, di ritorno ieri, venerdì 7 aprile, a due anni dall’ultimo passaggio nel tempietto milanese della buona musica.

“Life & Livin’ It” si intitola il suo ultimo disco, che farà da colonna portante a una scaletta lunga un’ora e mezza e giocata su un’eccellente varietà di ritmi e registri. Salito sul palco con una buona mezz’ora di ritardo sulla tabella di marcia, complice l’arrivo rilassato del pubblico nell’accogliente atmosfera del Biko, Sinkane mette subito le cose in chiaro: “Questo è il mio posto preferito dove suonare in Italia e poi è venerdì, siete pronti a festeggiare?!”. Troverà pane per i suoi denti.

Intanto, l’avvio è affidato a “Deadweight”, brano di apertura del nuovo album, che mette subito in luce la pasta sonora della band. In sei sul palco, due chitarre, tastiere, basso, batteria e una corista eccezionale, Amanda Khiri, che si alternerà come voce principale a un Ahmed Gallab per nulla egocentrico sul palco, la formazione suona compatta e il groove anche nei pezzi più morbidi è alle stelle.

La prima parte del live è dedicata alla matrice più roots del repertorio dell’artista sudanese di base a New York, con “New Name”, “Young Trouble”, le nuove “U’Huh” e “The Way”, Sinkane crea l’atmosfera, portando la platea nel suo mondo, in bilico tra Stati Uniti e Africa. Dopo la parentesi di “Theme from Life & Livin’ It” con Ahmed alla batteria e il batterista alla voce, infatti, i toni del live virano, proponendo brani dalle rimiche più tese e non esclusivamente in levare, come “Telephone”, tra le highlits del concerto col lungo finale impreziosito dalla voce della Khiri, e “Favourite song”, pezzo nuovo ma che suona già come un classico.

“Mean Love”, dall’omonimo precedente album, segna il rientro nel mood rilassato, ma viaggiante dell’inizio, una ballad da limone, che, giustamente, non manca mai in scaletta, seguita dalla sensuale bossa di “Moonstruck”. L’atmosfera è bollente, ma il meglio deve ancora arrivare. “Runnin’” dall’album del 2012, “Mars”, è un pezzone afrobeat, che precede un finale di serata incendiario.

Tre pezzi, per chiudere, che mettono in luce tutto il valore della band, senza perdere il contatto col pubblico, bramoso di baldoria e prontissimo nel rispondere alle vibrazioni positive emanate dal palco. “How We Be” è l’inizio smooth and easy della fine: la coda è una lunga strumentale rock, con le due chitarre che dialogano a stretto giro stratificando il solo.

L’introduzione ideale alle atmosfere desert blues degli ultimi due pezzi in scaletta, entrambi tratti da “Mars”. “Jeeper Creeper”, che di divagazione in divagazione approda ai toni soul/r&b su cui svetta ancora una volta Amanda Khiri, e una caldissima versione di “Warm Spell” sono la chiusura di un live ricco di tecnica, energia e contenuti. Alla prossima Sinkane.

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