Riprendo in minima parte quanto scritto per il festival A Night Like This perché ben si presta a descrivere cosa sia il Siren Festival.
Vasto è un paesello di 40 mila abitanti arroccato su una collina, in Abruzzo. Molto a Sud, così a Sud che non ci si arriva mai, soprattutto se parti dal Nord. Da molto a Nord, dove per citare I Cani “lì stanno le cose”. A Vasto, arroccati su di una collina che si affaccia su un mare bellissimo, dal 2014 per 4 giorni si trattiene il fiato e si lascia spazio alla musica.
Scrivono sul loro sito gli organizzatori: “Il nostro consiglio è di viverla così: prendetevi qualche giorno di ferie, mettete in valigia costume e frisbee e preparatevi a godervi giornate di mare, aperitivi rock’n’roll al tramonto, ottime cene in osterie che stiamo accuratamente scegliendo per voi, grandi live, dj set notturni sulle spiagge e proiezioni al chiaro di luna di film e documentari musicali.”
Il messaggio rende bene l’idea. Un paese che si dedica al festival, che si concede, offrendo ospitalità e spazi. Luoghi incantevoli dove la musica sembra essere comunque una colonna sonora. Magari perfetta, ma comunque un accompagnamento a qualcosa che è diverso dalla somma delle tante piccole cose, è vera e propria meraviglia.
L’idea che si percepisce è che per quanto sia straordinario, quanto fatto a Vasto possa essere replicabile ovunque. Non voglio togliere alla gente e ai luoghi il valore preziosissimo che hanno in questa complicata equazione. Ma l’Italia, come si diceva, è piena di borghi incantevoli e a guardare questo festival l’idea che traspare è proprio quella che non servano spazi immensi o chissà cosa per creare qualcosa di unico.
La meraviglia, per l’appunto non è tanto il tramonto sul mare, nel giardino d’Avalos mentre bevi un bicchiere di bianco locale e Joan Thiele canta con tutta la grazia che dispone. Certo, anche. La magia si realizza quando scorgi un vecchietto affacciato dalla finestra di casa all’una di notte che si gode gli Editors, per nulla infastidito, anzi. Con quel sentimento di appartenenza che dedicherebbe alla festa di paese.
Questione di abitudini forse e di DNA in qualche modo.
Ma veniamo alle questioni pratiche. Il festival come detto si sviluppa su 4 giorni, un piccolo aperitivo e una coda lunga la domenica ma la grande concentrazione di eventi (non solo concerti) la si ha tra il venerdì e il sabato. Si parte quando il sole inizia a calare, per dare il tempo di risalire della spiaggia. I concerti si dividono in quattro location: Il Giardino D’Avalos, Porta San Pietro, Piazza del Popolo, Cortile D’Avalose. Il Siren Jager Beach per il post serata in spiaggia. Tutto il centro storico di Vasto, la parte più antica e caratteristica. Ci si muove da un palco all’altro in un batter d’occhio e nonostante la molta gente non c’è mai confusione. Ovunque si può mangiare e bere a prezzi dignitosi e di qualità.
Come per tutti i festival però è necessario fare delle scelte, quando è possibile i vari palchi si aspettano, ma comunque le sovrapposizioni sono inevitabili.
Per il venerdì la mia scaletta è stata questa:
Pop X
Tess Parks
A.R. Kane
Calcutta
Cosmo
Editors
Krsk Brasko
Poche scoperte, A.R. Kane molto bravi. Cosmo è sempre lui, umile, distratto e casinaro ma con un live coinvolgente. E infatti finisce tutti sul palco.
Calcutta che piaccia o no, il suo live lo porta sempre a casa più che bene. Ha l’accortezza che alcuni suoi colleghi non hanno (leggi alla voce The Giornalisti) di curare il live e farsi anche aiutare dove serve. La band si amplia rispetto alle prime date e lo spettacolo non è assolutamente criticabile se non per il proprio personalissimo gusto.
Gli Editors nonostante da disco mi annoino da almeno un paio di uscite, live si riconfermano una band che merita il ruolo di headliner. Tom Smith sul palco vale da solo il prezzo del biglietto.
La mia personale scaletta di sabato:
Joan Thiele
RY X
The Thurston Moore Band
The Notwist
Francesco Motta
I Cani
Joan Thiele ascoltata e riascoltata in tutte le salse, porta al Siren un set meno minimale e dalla buona resa. RY X mi mancava live ed era uno di quelli che non volevo assolutamente perdermi. Scelta ripagata dalla performance. Thurston Moore lo sacrifico un po’ a causa degli accavallamenti, lui è decisamente un bel monumento di storia della musica e il live comunque non delude.
C’erano però i Notwist da ascoltare con il live dedicato a Neon Golden, sicuramente il loro miglior album. Il concerto è molto intenso, suonato benissimo in cui si alternano tutte le varie anime del disco. Un live veramente emozionante. Francesco Motta riesco ad ascoltarlo più che a vederlo per la tantissima gente che giustamente è lì per lui. Il suo disco è una delle rivelazioni italiane dell’anno. Io trovo che live renda ancora di più.
Chiudo con I Cani. Come forse già detto in merito a questo tour della band di Contessa, il mio consiglio spassionato è quello di andare a sentirli. A prescindere che vi piacciano o no. Potete non essere loro fan, trovarli stucchevoli, non capirli, non capire il motivo del loro successo. Potete essere fan del primo disco e non avere apprezzato la maturità raggiunta. Non importa nulla. Il live è bello. Sicuramente uno dei migliori tour di band italiane attualmente in giro.
Ammetto il mio scontento nel momento in cui è stata presentato il cartellone di quest’anno. Il Siren in pochissimi anni ci ha abituato bene, con nomi, soprattutto internazionali di gran livello (The Soft Moon, Mogway, The National, Jon Hopkins, James Blake, Sun Kil Moon) che quest’anno a dire il vero sono un po’ mancati. Non una lamentela, non una critica. L’esperienza Siren Festival va goduta a 360 gradi e una volta provata è impossibile restarne immuni, ti entra dentro, passando dagli occhi riempiti di meraviglia, fino ad arrivare al cuore.