Quando si dice il potere delle musica. Esci dall’ufficio a pezzi, dopo una giornata di lavoro e una settimana complicata quasi al capolinea, ma appena varchi le soglie dell’Alcatraz di Milano scompare tutto magicamente e la voglia di buttarsi nella mischia è l’unico pensiero che ti frulla per la testa. Ieri, 5 novembre 2015, è stata una serata all’insegna del thrash metal storico che ha chiamato un bel numero di appassionati, stipati ovunque e ben contenti di dare (e prendere) botte, nel nome di Anthrax e soprattutto Slayer.
Si inizia alle 19 passate con un set divertente dei norvegesi Kvelertak, band black ‘n’ roll che, tra gli altri, ha attirato l’attenzione e le lodi di un pezzo da novanta rispondente al nome di James Hetfield. Ergo, non possono che essere validi. Il vocalist Erlend Hjelvik si presenta come di consueto con un bel volatile notturno imbalsamato sulla testa, una trovata di sicuro effetto, anche se di breve durata per ovvi motivi.
L’energia dei ragazzi di Stavanger dà vita alle vibrazioni giuste per l’ingresso in scena dei veterani Anthrax, che attaccano con la storica “Caught in a Mosh”, passando per le cover spaccaossa “Got the Time” e “Antisocial”, e trovando anche il tempo di presentare un nuovo pezzo, “Evil Twin”, che ingolosisce in previsione del nuovo album della band, atteso per il prossimo anno. Inutile dire che Joey Belladonna e soci sono in ottima forma e ce la mettono tutta per dar vita a una performance apprezzata anche da chi era presente esclusivamente per gli Slayer, dimostrandolo cantando a squarciagola e scatenandosi nel moshpit.
Ma veniamo al piatto forte della serata, che la sottoscritta stava aspettando da qualcosa come quattro anni, ovvero da quando ho visto i quattro californiani durante la tappa italiana del mega tour dei Big Four. Innanzitutto, qualche minima differenza: Tom Araya, che per altro non è mai stato il più dinamico dei frontman, all’epoca era ancora reduce dall’operazione alla schiena e (non) si muoveva come sto facendo io oggi dopo ore di headbanging furioso, e alle pelli c’era ancora Dave Lombardo, prima dell’avvento di Paul Bostaph. L’effetto sorpresa, però, è tutto merito del cambio di location: all’aperto la malvagità degli Slayer si disperde troppo, mentre tra quattro mura, per quanto ampie, le energie nere e negative si ingabbiano e ti entrano dentro per osmosi, come un veleno. Per esplodere quando cala il sipario bianco, in netto contrasto con l’artwork di “Repentless” e le croci rovesciate semoventi sospese sulla band come quattro spade di Damocle. Araya è particolarmente in buona e dispensa sorrisi ovunque anche quando sbraita le peggio atrocità, così come Gary Holt, ormai più che a suo agio nella line-up, allo stesso modo del già citato Bostaph. Per non parlare di Kerry King. Be’, lui fa sempre la sua porca figura tra catene e tatuaggi.
Si parte con la title track della nuova fatica di studio dei nostri, ma quando attacca “Postmortem” in preda agli istinti suicidi, decido di farmi largo a fatica e godermi tutta la cattiveria che scaturisce da sopra e sotto il palco. Resisto fino alla fine di “Hate Worlwide”, poi penso bene di mettere in salvo la pellaccia tornando nei ranghi che mi spettano data l’età e il fisico. E meno male, perché nel delirio di “War Ensemble” non sarei sopravvissuta. Inevitabile il passaggio in scaletta di qualche altro brano più recente, come la cupa “When the Stillness Comes” e “Vices”, ma poi si torna sempre lì, ai classiconi al cardiopalma. Ero sull’orlo delle lacrime quando ho sentito le prime note di “Seasons in the Abyss”, da amante delle atmosfere più creepy quale sono. Devo raccontare cosa è successo durante “Raining Blood” o “Angel of Death”? Lascio spazio alla vostra immaginazione, ma vi dico solo che, costante che ho notato anche durante lo show del 2011, mi trovo sempre di fianco qualcuno con il naso sanguinante.
Il lato oscuro del thrash vince di nuovo a mani basse. La malvagità e la voglia di spaccarsi sono un rito di catarsi dal quale tutte le volte si esce con una serenità del tutto inaspettata, ma di cui si ha un disperato bisogno. Gli Slayer rimangono sempre i maestri del loro genere e sono in grado di prostrare, annichilire e al tempo stesso rinvigorire con la loro carica primordiale. Promossi a pieni voti per l’ennesima volta.
Slayer – Scaletta concerto Milano, 5 novembre 2015
01. Repentless
02. Postmortem
03. Hate Worldwide
04. Disciple
05. God Send Death
06. War Ensemble
07. When the Stillness Comes
08. Vices
09. Mandatory Suicide
10. Chemical Warfare
11. Die by the Sword
12. Black Magic
13. Implode
14. Seasons in the Abyss
15. Hell Awaits
16. Dead Skin Mask
17. World Painted Blood
18. South of Heaven
19. Raining Blood
20. Angel of Death
Anthrax – Scaletta concerto Milano, 5 novembre 2015
01. Caught in a Mosh
02. Got the Time
03. Madhouse
04. Antisocial
05. Evil Twin
06. Fight ‘Em ‘Til You Can’t
07. Indians
08. March of S.O.D.
09. In the End
10. Among the Living