E’ una serata fresca e qualcuno del pubblico, che ha scalato l’amena collinetta che porta al Villino Corsini, si è provveduto di golfino e ha fatto bene.
Quando appare Sofya Gulyak (Kazan, 1979) è molto diversa dall’idea che mio ero fatto di lei. Me la immaginavo più alta e più altera, in cambio è paffutella e molto simpatica. Siede al piano, concentratissima, e si comincia.
La prima sfida è già impegnativa, la “Ciaccona in re minore” di Bach-Busoni. Bella parete da scalare che Sofya affronta riuscendo a coniugare la classicità della partitura bachiana, per violino solo, alla trascrizione-traslitterazione metamorfica di Ferruccio Busoni che fu, e questo spiega la scelta del brano, oltre che compositore anche sommo pianista.
A seguire altre vette del pianismo estremo, da Franz Liszt: la Morte di Isolde, lo Studio Trascendentale n. 12 e poi la trascinante Rapsodia Ungherese n.2. Anche qui la giovane interprete mostra maturità, intelligenza e controllo, riuscendo a non farsi dominare dalla diabolica scrittura del compositore ungherese.
La seconda parte della serata è dedicata a César Franck, a Gabriel Fauré e a Maurice Ravel. In tutti e tre i brani Sofya riesce a ben gestire le difficoltà tecniche (rispettivamente il Preludio-Corale-Fuga del compositore belga, il Notturno op. 36 del secondo ed infine “La Valse“).
Il Valzer di Ravel è sì omaggio al genere che tante e sognanti melodie aveva prodotto. Ma è anche, come il più famoso Bolero, una danza di morte, composta sul finire della Grande Guerra. Ed allora si fa fatica, nella fitta e complessa trama di note, a ritrovare la rasserenante cadenza in tre quarti. Il rigore del grande artista francese non si piega alla nostalgia del ballo ma si erge a disegnare un affresco di desolazione e di inquietudine di fronte al destino dell’uomo.
E dunque da Bach a Ravel una serata che ci ha offerto un’ampia gamma di emozioni e di stimoli. Un programma di un’ interprete che non va certo a cercarsi la via più facile.
Perché, come si dice, se piace a tutti non è Arte e se è Arte non piace a tutti.
Ancora complimenti ed auguri, Sofya.
Marco Lorenzo Faustini