Per chi è cresciuto con le note di “Roots” e “Chaos AD”, classici senza tempo dei brasiliani Sepultura, Max Cavalera è come un papà: può essere senza voce, può sembrare un barbone piuttosto sovrappeso (sì, quello che incontri in Stazione Centrale che tenta di scroccarti una sigaretta ogni giorno mentre aspetti la metro per andare all’università), magari un po’ scorbutico, ma ti piazza sempre quel regalino, come una “Innerself”, che ti fa urlare “grazie papino, non mi caghi quando ti chiedo una reunion dei Sepultura, ma sono comunque felice del fatto che mi hai fatto crescere forte e virgulto con le note di “Refuse/Resist””. Questo il riassunto di un lunedì sera apparentemente qualsiasi, nel quale al New Age Club è arrivato il carrozzone Soulfly per supportare l’ultima fatica, il riuscito “Conquer”.
Ad aprire le danze gli Incite da Phoenix, Arizona. Gruppo sconosciuto, un po’ la copia sbiadita di quelle band thrash/metalcore (vedi Lamb of God) che tanto sono in voga oggi. Però, a differenza di tanti nomi anonimi, questi statunitensi hanno gli attributi: un gran tiro ed un frontman che riesce, cosa difficile per un gruppo spalla sconosciuto, ad inaugurare con un circle pit le prime vere mazzate della serata. Giovani, con un solo mini all’attivo, ma già promettono bene: speriamo durino.
Dopo un lungo soundcheck, intervallato dalla solita serie di bestemmie ed imprecazioni più o meno colorite caratteristiche del popolo metallaro civile ed educato, sale sul palco la band di Max Cavalera. E massacro fu. “Blood fire war hate”, unita a “Sanctuary” (pescata dal recentissimo disco dei Cavalera Conspiracy), fa male ed il clima inizia già ad essere incandescente: stage diving, botte da orbi e security già in preallarme. Poco dopo, non contenti di un inizio così scoppiettante, la prima vera chicca della serata, una “Inner self” piazzata a sorpresa all’ultimo momento, che porta i primi attacchi di isteria collettiva tra i presenti. Momenti di panico che si ripeteranno con i vari classici dei Sepultura (“Refuse/resist”, “Troops of doom” e “Roots bloody roots”, oltre a una imprevista “Policia”) e con la conclusiva “Eye for an eye”, che chiude un’ora e mezza di concerto intensa e con poche pause tra un brano e l’altro.
Come sono i Soulfly dal vivo nel 2009? Non male. Parlando dei “gregari”, sugli scudi uno strepitoso Marc Rizzo, autore di un concerto di alto livello, unica persona capace di rubare la scena a Max Cavalera. Il brasiliano, invece, si regge ormai sul suo carisma enorme e sui grandi classici della band che lo ha lanciato: vocalmente c’è, ma purtroppo è vittima di vistosi cali durante il concerto, e dal punto di vista musicale si limita a far fare al già citato Rizzo il grosso del lavoro. Un uomo che, pur avendo pubblicato due dischi del calibro di “Dark ages” e “Conquer” negli ultimi tre anni, vive troppo sull’ombra di quei Sepultura, senza i quali difficilmente sarebbe quello che è diventato. Un consiglio: una bella dieta, un’oretta di palestra al giorno (magari con Marc Rizzo come personal trainer), due orette di chitarra e mandare avanti le pratiche per quella che, a conti fatti, è la reunion più attesa di sempre. Saranno nate, da quella sera di dicembre 1996, due grandi band, ma la nostalgia per quella madre è fin troppa, e questi Soulfly e i Sepultura attuali ci lasciano un po’ l’amaro in bocca.
Si ringrazia il New Age Club per la preziosa collaborazione.
Setlist: Blood fire war hate/Sanctuary, Inner self, Prophecy, Primitive, Seek and strike, Downstroy, Tribe/Umbabarauma, Refuse/Resist, Troops of Doom, LOTM/Molotov, Warmageddon, Red war, Bumbklaat, Fall of the sycophants, Frontlines, Unleash, Roots bloody roots, Eye for an eye
Nicola Lucchetta