Anche quest’anno rieccoci a Sziget Festival. Anche nel 2016 questo è un appuntamento immancabile, poche storie. In diretta da Budapest (come direbbero i migliori webzinari), l’isola di Óbuda già da qualche giorno si riempie di persone, che armate di zaini giganti, tende e nei migliori casi costumi da unicorno, cercano un posto dove accamparsi.
Il festival è organizzato su moltissimi palchi di ogni dimensione, ma il primo giorno il pubblico viene concentrato nel Main Stage. A rompere il ghiaccio, nel pomeriggio, sono i Blitzkrieg di Marky Ramone, che si fanno carico di tenere viva la tradizione dei Ramones nel miglior modo possibile. La band omaggia, senza però scimmiottare, ed il pubblico apprezza parecchio, saltando, cantando e pogando con tutto il cuore.
Il cielo è grigio, e per tutto il pomeriggio la temperatura continua a calare. Piove. La testa mi si riempie di un vortice di pensieri: da “Bello sto festival, ma la prossima volta facciamolo d’estate” a “Trovato ragazzo congelato nel suo sacco a pelo. Il festival si stringe al cordoglio dei familiari”.
A seguire, sotto le prime gocce, si esibiscono gli Skunk Anansie, con la consueta carica alla quale ci hanno abituati. Skin è una rockstar a suo agio sul palco e con il pubblico, e un po’ d’acqua non è certo un ostacolo. La serata prende poi una svolta più elettronica, con Die Antwoord e gli headliner The Chemical Brothers. Ninja e ¥o-Landi sono carichi e freschi della pubblicazione di “Banana Brain”, tratto dall’annunciato “Mount Ninji And Da Nice Time Kid”. Il complesso sudafricano è in ottima forma, così come i Chemical Brothers, che inondano la notte un gioco di luce dopo l’altro. A coadiuvare Tom Rowlands e Ed Simons ci sono infatti notevolissimi effetti visivi, tra cui brevi video che virano verso il grottesco.
A fine concerto il duo saluta il pubblico, e in tutta l’isola si accende la musica nei locali. La prima notte di Sziget, nonostante il freddo, non accenna a finire. Almeno immagino sia così: dal mio sacco a pelo sento ancora la musica, prima di crollare.