Terzo giorno di Sziget, e si è ormai totalmente immersi nell’orgia di colori, sapori e suoni che è il festival. Il fiume di persone e personaggi che scorre per l’isola è inarrestabile, e con un po’ di fortuna la corrente ti conduce al palco giusto.
Dopo una doccia così calda che buttando la pasta partiva la spaghettata, il pomeriggio inizia con gli ungheresi Bohemian Betyars, che ascolto come buona parte dei szitizens spiaggiato sul prato di fronte al Main Stage, godendomi il sole autunnale estivo.
A seguire arrivano i Bastille, che nonostante una performance impeccabile non coinvolgono quanto mi aspettassi: la prima impressione è che la maggior parte dei brani non abbiano lo stesso tiro delle hit radiofoniche.
Lascio il Main per dirigermi verso il Light Stage per una roundtable con I Ministri. Si parla del ruolo della musica nel mondo contemporaneo, che ha tutto il diritto di essere “un momento di pura gioia” e di “non pensiero”, intrattenimento nella migliore accezione del termine. Tra un aneddoto e l’altro, raccontano la strada che negli anni li ha condotti a migliorarsi per offrire il miglior show possibile, allenandosi musicalmente e fisicamente, e sottolineando come a dispetto della facile battutina all’italiana “Sono fatto di neve” non sia una riferimento alla “bamba” ma sia una canzone che tratta di amore: “la puoi leggere in trecentocinquanta modi diversi… Tranne quello!”. Ciononostante, all’epoca gli fu proposto di inciderla con Vasco Rossi.
Dopo le chiacchiere, arriva il concerto: sullo Europe Stage I Ministri danno il meglio di sé, ed il pubblico misto di italiani e non si scatena tanto quanto la band, che chiude la serata con un sano tuffo sulla folla.
La serata prosegue all’A38, con gli Editors, altra band che non si risparmia e dà il 100% alla location stracolma, proponendo una scaletta che pesca un po’ da tutta la carriera con uno sguardo particolare al recente “In Dream“.