Il quarto giorno di Sziget è quello di mezzo, e la line-up è davvero niente male. Davanti al Main Stage si raduna gente fin da dopo pranzo, e ad alle quattro l’alternative rock degli ungheresi Quimby inizia a scaldare il pubblico.
Attesissimo è il trittico composto da Bring Me The Horizon, Sigur Rós e Muse.
I Bring Me The Horizon mi incuriosiscono, perché dal vivo mi mancano ma ne ho sentito molto parlare. Male. Ed a ragion veduta: musicisti e brani non sarebbero male, se la voce del cantante Oliver Sykes non fosse totalmente rovinata ed incapace di reggere i pezzi eseguiti. Il concerto è comunque divertente, sopratutto perché Sykes sembra la versione punk di Howard Wolowitz di “The Big Bang Theory”.
Un’altra band di cui ho sentito parlare, ma questa volta in termini entuasiastici, e che finalmente ho l’occasione di ascoltare dal vivo sono i Sigur Rós. Gli islandesi non deludono le aspettative, e propongono un concerto suggestivo e di altissimo livello musicale. Il tutto avrebbe certamente beneficiato del buio: i giochi di luce e le immagini sugli schermi hanno risentito un po’ della luce del tramonto, ma si tratta di inezie se confrontate con la performance musicale in sé.
Headliner della serata sono i Muse, che ho visto di recente in una delle date milanesi di maggio. Il concerto al Mediolanum Forum era stato una bomba, e da loro non mi aspetto di meno. Ovviamente su questo palco la band non ha piattaforme girevoli e droni volanti, ma ha sempre il proprio repertorio infallibile: dall’apertura sul riffone di “Psycho” alle classiche “Supermassive Black Hole” e “Time Is Running Out”, passando per le recenti “Mercy” e “Dead Inside”, una scaletta dei Muse si può rigirare in tanti modi ma è difficile che non convinca.
Altri momenti degni di nota della giornata: il concerto dei !!! ed il Color Party.
