Sziget Festival 2016, foto e report da Budapest – Day 5

sziget-festival-2016-foto-report-day-5Quinto giorno di Sziget: la festa inizia a metà pomeriggio. Il pubblico è già caldo, e sul palco arriva una di quelle band alle quali non puoi non volere bene, soprattutto se eri molto giovane quando loro erano molto famosi.

I Sum 41 aprono con “The Hell Song”, ed è subito un tripudio di salti ed urla per tutta l’area del Main Stage. Ci sono i pezzi più recenti, come “Fake My Own Death” del prossimo “13 Voices” in uscita ad ottobre, ma non mancano i classiconi, che tra un salto ed il lancio di una birra fanno salire un groppo in gola. Nella seconda metà del concerto, c’è spazio anche per qualche omaggio: il riff di “Smoke On The Water” e quello di “Seven Nation Army”, seguiti dalla splendida “Pieces” e da un’adrenalinica cover di “We Will Rock You”.
Il concerto si chiude con una tripletta che lascia quantomai soddisfatti: “Still Waiting”, “In Too Deep” e “Fat Lip”, dedicata a chi si trova al suo primissimo concerto.

Headliner della serata è David Guetta, che propone un repertorio abbastanza vario, dalle maggiori hit degli ultimi anni, sue e non, a qualche classico come “Highway To Hell”, ed un un interessante mix tra James Brown e Bob Marley. Ci sono “Where Are Ü Now”, “I Gotta Feeling”, e “Without You” e complice la solita nostalgia canaglia molti dei brani non sono male da ascoltare, soprattutto se non si sentono da qualche anno e per un certo periodo sono stati (più o meno forzatamente) una vera e propria colonna sonora. “I Gotta Feeling” mi riporta inevitabilmente alle serate liceali annata 2009, quando con una camicia bianca da dieci euro mi spacciavo per “elegante” per andare ad una festa, anche se a casa avevo le maglie dei Led Zeppelin nell’armadio e un po’ mi vergognavo.
Il pubblico sembra reagire allo stesso modo, balla e canta i ritornelli, e lo show è sicuramente un successo; ma a fine serata arriva quella vocina da in fondo alla testa che mi dice “Quanto è merito di Guetta e quanto delle canzoni in sé? Avresti reagito allo stesso modo se le avessi ascoltate su Spotify o su una radiolina ad un falò in spiaggia?”.

In seconda serata (come se fosse la programmazione di Rai 2, esatto) ci si dirige verso un’affollatissima A38 per i Bloc Party, che sulle note di “Only He Can Heal Me” tratto dal recente “Hymns” danno il via ad un concerto caldissimo su tutti i fronti. C’è gente accalcata anche fuori dal tendone per ascoltarli, e tra i momenti migliori assisto a un tizio (ubriaco?) che “sposa” una coppia, compiendo il rituale poggiandogli in fronte una bottiglia d’acqua.
Arrivati a fine esibizione, tutti sembrano volerne ancora: Okereke stesso dice che vorrebe che il concerto non dovesse finire, prima di lanciarsi in “This Modern Love”.

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