Sold out da secoli questo concerto dei Cure. Il ritorno di Robert Smith e compagni in Italia ha fatto uscire di testa darkettoni stagionati, istrionici individui dagli improponibili travestimenti, parecchia patata e un buon numero di giovani leve più che ispirate.
Nelle prime file c’era un po’ troppa ossessione, fuori luogo per un concerto che non richiede certo immani sforzi da pogo o da pressione transennistica, qualche ragazzetta s’è anche sentita male, proprio quando i Nostri hanno attaccato “Prayers For Rain”. Insomma l’evento era proprio atteso, si è avuta la sensazione di partecipare a una cosa probabilmente irripetibile e di essere parte di un avvenimento da raccontare. Ed è stato proprio così.
Nessun orpello eccessivo onstage, scenografie ridotte all’osso, tanta ma tanta musica (quasi 3 ore) e una vagonata di brani nuovi, vecchi, classici, proposti con un’energia rock (senza tastiere oltretutto) insospettabile e graditissima.
Ecco bene o male è tutto qua, anche perché i The Cure sono un gruppo ultra-storico che ha dimostrato di godere di ottima salute nonostante l’età; raccontarvi delle emozioni che mi hanno provocato una “Pictures Of You”, una “Just Like Heaven” o “Disintegration” sarebbe superfluo. Guardate voi stessi la setlist e fatevi i conti.
Delirio collettivo sui tre pezzi conclusivi, vera summa di un certo modo di intendere il rock dark e retrò che è sembrato tremendamente attuale ancora nel 2008.
Setlist: Plainsong, Prayers For Rain, Alt.end, A Night Like This, The End Of The World, Lovesong, Pictures Of You, Lullaby, Catch, From The Edge Of The Deep Green Sea, Kyoto Song, Please Project, Push, Just Like Heaven, A Boy I Never Knew, If Only Tonight We Could Sleep, The Kiss, Us Or Them, Never Enough, Wrong Number, The Baby Screams, One Hundred Years, Disintegration, At Night, M, Play For Today, A Forest, The Lovecats, Friday I’m In Love, In Between Days, Freak Show, Close To Me, Why Can’t I Be You?, Boys Don’t Cry, 10:15 Saturday Night, Killing An Arab.
P.L.