Il tour “Inumani” dei Tre allegri Ragazzi Morti approda al Flowers Festival di Collegno (Torino), con Pierpaolo Capovilla ospite d’onore in apertura del concerto.
A smuovere la densa aria estiva al Parco della Certosa il 18 luglio 2016 è una vecchia conoscenza del Festival. Li avevamo visti alle prese con archi, ottoni e swing music durante la prima edizione dell’evento piemontese; quest’anno lo stesso palco ospita i Tre Allegri Ragazzi Morti per la tranche estiva del tour di presentazione di “Inumani”, ultima release della band.
A scostare il sipario per il trio di Pordenone è Pierpaolo Capovilla, frontman de Il Teatro degli Orrori, in scena con “Elettroshock”, reading sonorizzato dedicato all’autore francese Antonin Artaud. Vestito di nero nell’arsura estiva, un Capovilla decadente interpreta i testi di Artaud nella cornice dell’ex manicomio di Collegno in cui temi come la pazzia, lo sdoppiamento dell’Io, il sesso e il martirio vengono perfettamente contestualizzati. Peccato che la sua performance non si inserisca altrettanto felicemente nella cornice “festival”, con il risultato di appesantire e intorpidire gli animi.
I Tre Allegri Ragazzi Morti sono uno di quei gruppi che è riuscito a creare nel corso della propria carriera un immaginario e un codice visivo precisi, perfettamente identificabili durante tutti i propri live: è impossibile non notare la distesa di allegri ragazzi morti schierati sull’asfalto, vestiti con la t-shirt e la maschera disegnate da Davide Toffolo. È un piccolo esercito di scheletri bianchi e neri quello che si accalca sotto lo stage principale: hanno dai 6 ai 60 anni, sono vecchi e nuovi adolescenti, famiglie; il pubblico dei Tre Allegri Ragazzi Morti sembra non conoscere barriere temporali.
Se durante il tour invernale il gruppo era accompagnata da Adriano Viterbini, per la parte estiva la band friuliana si fa accompagnare da Monique “Honeybird” Mizrahi, il charango di Inumani, che si unisce ai quattro già consolidati sul palco.
“Come mi guardi tu” apre la scaletta del live introdotta da un curioso Davide Toffolo avvolto nella solita mise di simil-muschio in versione estiva, corredata da un paio di pantalonicini rossi che farebbero invidia ad Axl Rose e le gambe protette da ginocchiere. Una palla da discoteca travestita da casco campeggia in mezzo al palco, sarà la protagonista degli effetti di luce per tutta la durata del concerto. La setlist lascia meno spazio alle canzoni di “Inumani” per aprirsi ad una selezione eterogenea che mescola pezzi cult come “Il mondo prima”, “Occhi bassi” e “Voglio”, alle recenti contaminazioni reggae come quelle di “Puoi dirlo a tutti”, “La faccia della luna”. Non mancano brani di “Nel giardino dei Fantasmi”: “La mia vita senza te”, “La via di casa”, “Di che cosa parla veramente una canzone?”. Le canzoni dei TARM abbracciano tutte le generazioni di sguardi, occhi lucidi e voci che si stringono sotto al palco.
L’assenza di Viterbini si nota, ma la presenza di Monique Mizrahi è una ventata d’aria fresca e di energia nel microcosmo TARM in cui ogni elemento sembra essere isolato nella sua bolla, uscendo di tanto in tanto per un breve e timido dialogo con il resto del gruppo.
Non manca un omaggio al recentemente scomparso Alan Vega: la voce calda della cantante americana percorre le note di “Dream Baby Dream” accompagnata dalla chitarra di Nikki, ospite a sorpresa della serata. Encore esplosivo per i TARM che, dopo i vaffanculo di rito e accompagnati da una Monique Mizrahi in veste di farfalla, riesumano brani storici come “Mai come voi” e “La tatuata bella” come da tradizione.
Fotografie a cura di Daniele Baldi