Essere un gruppo spalla ha sempre le sue difficoltà: in primis hai la certezza che la maggior parte del pubblico non sia venuta per vederti, amici e parenti esclusi; in più, devi confrontarti con qualcuno che sicuramente sa qualcosa in più di te, che sia per l’esperienza o bravura tecnica.
Ma tutto questo discorso non vale se ti chiami Sick Tamburo e se ti devi esibire all’Hiroshima Mon Amour di Torino, assieme ai molossi dei Tre Allegri Ragazzi Morti.
E’ quello che è successo lo scorso giovedì 11 dicembre, in occasione di una delle “sole” sette date in due mesi (come ha specificato Toffolo in chiusura) che vedranno il team-up fra le due band di Pordenone, unite dalla loro esperienza decennale e dal tetto della casa discografica “La Tempesta”.
La collaborazione è stata inaugurata dalle note dure dei Sick Tamburo, in cui Mr.Man e Boom Girl (al secolo Gian Maria e Elisabetta dei Prozac+) hanno catalizzato l’attenzione sulle loro maschere con “Qualche volta anche io sorrido”, brano di apertura sia del tour che dell’album “Senza Vergogna”. La promessa delle chitarre sempre taglienti è stata mantenuta per tutta la scaletta, in un percorso fatto di presenza scenica e bravura strumentale che le voci, contrastanti ma armoniche fra di loro, hanno sorretto con tutta la loro decennale abilità. I picchi catartici si sono raggiunti con i battiti di mani di “Parlami per sempre” e la comparsata di Toffolo ne “Il fiore per te”, in cui la vicinanza artistica fra i due gruppi era talmente palpabile da coinvolgere tutti in maniera gioiosa. Ed è proprio in questo clima di partecipazione che si è chiusa la prima parte del concerto, con i ringraziamenti di rito e l’impazienza del cambio palco.
Quello che è successo dopo si può riassumente come un lunghissimo istante amarcord, in cui i Tre Allegri Ragazzi Morti portavano vent’anni di vissuto sul palco in pezzi nuovi o vecchi ma comunque contemporanei. Ed è così che si è snodata la durata del concerto, iniziando da una classica “Il principe in bicicletta”, passando per l’eco strappatonsille di “Il mondo prima” (“…che arrivassi te”, e lacrime annesse) e chiudendo con una “Betty Tossica” d’eccezione in cui Mr.Man ha preso di diritto il microfono. Schiaffi dal passato come questo meritano la pausa che Toffolo ha concesso al pubblico e a se stesso, prima di riprendere con “La ballata delle ossa” accompagnato solo dalla sua stessa chitarra. Il momento di malinconia è scivolato incontrollato nella lunghezza eccessiva dell’encore, in cui ancora i nostri Ragazzi Morti, supereroi del tempo, sono riusciti a ravvivare i momenti di calo dell’attenzione con lo scherzo e l’ilarità che da sempre li caratterizzano. E, come ogni antologia che si rispetti, si è chiuso tutto nello stesso identico modo di sempre:
Toffolo: “La vita è cattiva ma non l’ho inventata io, il concerto è finito!”
Pubblico: “Vaffanc*lo!”
E una marea di applausi, tutti meritati.
Fotografie a cura di Andrea Marchetti.