U2, il report del concerto a Torino del 4 settembre 2015

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La fatica. La fatica nel raggiungere la tribuna del Pala Alpitour di Torino sapendo di andare incontro al ritorno in Italia degli U2, una delle band più mastodontiche della storia della musica, e dover buttare giù due parole al riguardo. La lampadina accesa che pende dal soffitto, la passerella che si protende verso il pubblico e raggiunge una piattaforma ad un palmo dal naso della gente; cosa ci dobbiamo aspettare dalla prima data europea dell’iNNOCENCE+eXPERIENCE Tour?

Nessun gruppo spalla a scaldare il pubblico, che ha già la temperatura del cruscotto di un’auto a Ferragosto: l’apertura del live di Bono Vox & co. è affidata alle note di “People Have The Power” di Patti Smith che, assieme alle luci che si affievoliscono, annuncia l’ingresso in scena di Paul David Hewson, 55 anni di forma invidiabile (capelli biondi a parte, ma chi gliel’ha permesso?) e carisma a palate. “The Miracle (of Joey Ramone)” apre il live della band irlandese, un brano nuovo per un gruppo che pare non essere cambiato di una virgola: gli occhiali di Bono, la cuffia di The Edge, gli orecchini e la t-shirt perennemente aperta di Larry Mullen Jr., l’espressione concentrata di Adam Clayton; sembra che gli U2 si siano esteticamente ibernati a un certo punto della loro carriera.

Il live prosegue con “The Electric Co.”, “Vertigo” e “I Will Follow”, saltellando cronologicamente avanti e indietro sulla linea temporale della carriera del gruppo, per arrivare ad uno dei momenti più intensi del live con “Iris (Hold me close)”, la canzone dedicata alla madre di Bono, che apre la parte dello show dedicata all’Irlanda.

Gli U2 sono i maestri della mossa Kansas City: quando loro guardano a destra, tu vai a sinistra. In questo caso, mentre voi avete ancora gli occhi fissi sull’assolo di The Edge, i giganteschi megaschermi sospesi si sono abbassati sulla catwalk, sono apparse delle scale e Bono è salito su una piattaforma a mezz’aria e sta camminando con il suo fluido passo da T-Rex attraverso “Cedarwood Road” che scorre sui megaschermi con le sue case irlandesi. Apice della sezione Irlanda non poteva che essere una meravigliosa “Sunday Bloody Sunday”, annunciata dai familiari colpi di rullante, che vede tutti e quattro in fila sulla catwalk per regalare al pubblico un unico interminabile brivido.

Bono Vox è l’intrattenitore con la I maiuscola, interpreta i suoi pezzi come un attore sul palco, cerca continuamente il contatto e l’interazione con il suo pubblico, protagonista a sua volta dello spettacolo: è infatti una ragazza pescata dalla Red Zone a riprendere gli U2 con lo smartphone e mandare in streaming “Elevation” su Periscope, facendo così uscire il live dal palazzetto e lanciandolo in rete in tempo reale.

Non manca la parentesi sociale nel live degli U2: il muro di Berlino che accompagna “Raised By Wolves” sui megaschermi, l’intervento dell’associazione (RED) di Bono, la solidarietà verso i migranti siriani sulle note di “Where The Streets Have No Name”. La potenza di “With Or Without You” anticipa l’encore, composto dalla triade “City of blinding lights”, “Beautiful Day” e “One”, immortale pezzo che chiude definitivamente il live degli irlandesi, sommersi dagli applausi delle quindicimila presenze del Pala Alpitour.

Puoi amarli o puoi odiarli, puoi trovarli pretenziosi e antipatici o puoi elevarli a divinità: qualunque sia la propria posizione riguardo agli U2 non si può non riconoscere che le loro performance gravitino ad un livello superiore. Fanno impazzire il pubblico con una scaletta cronologicamente varia e dinamica che durante questo tour attinge da pietre miliari come “Achtung Baby” e “Boy” e privilegia i pezzi rock, mai banali grazie anche agli onnipresenti snippet.

Termina così la prima data della leg europea dell’iNNOCENCE+eXPERIENCE tour: si accendono le luci, si raggiungono le uscite e la fatica è rimpiazzata dallo stupore di aver assistito ad uno dei live più spettacolari mai visti.

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