Gli U2 riempiono gli stadi del mondo da almeno dieci anni e, considerando l’età media del gruppo, questo la dice lunga sul seguito e sulla qualità del combo irlandese. Non stupisce quindi vedere lo stadio Meazza di Milano sold out per due giorni consecutivi. Inoltre, come nei precedenti tour, ma forse in misura ancora maggiore, si ha la sensazione di poter assistere ad un evento di cui si parlerà negli anni a venire, un po’ come si narra dei tour degli Stones di fine anni ’70 o di quelli dei Queen di pochi anni dopo. Il palco è impressionante, come sempre e lo si nota ancora di più all’ingresso dei musicisti, che appaiono all’improvviso tra il boato del pubblico. Si parte subito forte con “Vertigo” cantata a squarciagola dagli ottanta mila di S. Siro. La prima parte del set è essenziale, effetti speciali al minimo, solo rock and roll senza fronzoli. A differenza di alcuni tour precedenti, in cui le canzoni dell’ultimo album venivano proposte in piccole parti, è subito evidente che il gruppo abbia intenzione di puntare molto su “How To Dismantle An Atomic Bomb”. Come prevedibile il concerto risulta molto schierato politicamente e non potrebbe essere il contrario, se si tiene conto dell’impegno che da anni contraddistingue la vita di Bono Vox: sono continui gli appelli all’abolizione del debito nei confronti delle popolazioni del terzo mondo e alla fine di ogni tipo di ingiustizia. I pezzi storici si alternano a quelli nuovi, che comunque non sfigurano affatto: “City Of The Blinding Light”, “Miracle Drug” o “All Because Of You” sono indubbiamente i punti più alti dell’ultimo cd e stanno benissimo con superclassici del calibro di “Pride In The Name Of Love” o dell’immensa “Sunday Bloody Sunday”, uno dei pezzi più struggenti degli anni ottanta. Il gruppo è affiatato come non lo si vedeva da anni, altro segno inequivocabile del fatto che i quattro credano ancora molto in ciò che fanno. La sensazione tangibile è che siano davvero all’apice delle proprie potenzialità, perlomeno on stage. Il trittico “Where The Streets Have No Name”, “One” e “The Fly”, proposta all’interno del Zooropa Stage, fanno uscire di testa il pubblico, che ricambia cantando talmente forte da non far sentire la voce del suo beniamino. Ad essere proprio sinceri è proprio la voce di Bono a cadere in qualche caso e solo la sua classe immensa e quella dei suoi compagni di viaggio riescono a sopperire ad alcuni inevitabili cali. A fine concerto, l’intero stadio invoca “40” cantandola ripetutamente in attesa dei bis, ma il gruppo, davvero a sorpresa, chiude il concerto così come l’aveva iniziato, con l’opener “Vertigo” che viene accolta con la stessa gioia incontenibile di tre ore prima. Un set che ha passato in rassegna l’intera carriera degli U2, presentando le varie fasi dell’evoluzione della band tramite una “divisione” virtuale dello show in quattro parti. Una serata da ricordare.
Setlist: Vertigo – I Will Follow – Electric Co. – Elevation – New Year’s Day – Beautiful Day – I Still Haven’t Found What I’m Looking For – All I Want is You – City of Blinding Lights – Miracle Drug – Sometimes You Can’t Make It On Your Own – Love and Peace – Sunday Bloody Sunday – Bullet The Blue Sky – Miss Sarajevo – Pride in the Name of Love – Where the Streets Have No Name – One – Zoo Station – The Fly – With or Without You – Original of the Species – All Because of You – Yahweh – Vertigo.
L.G.