Mercoledì 21 ottobre 2015, il giorno del futuro in cui Marty McFly sarebbe dovuto piovere dal cielo con la sua Delorean, il Bloom di Mezzago, in vista del concerto degli Uncle Acid & the Deadbeats, scaldava i motori del suo Volkswagen T1, pronto a catapultarsi in un viaggio a ritroso, per atterrare nei pressi di Birmingham in un giorno qualsiasi del 1970.
Ma prima di tuffarsi nelle atmosfere lisergiche regalate dagli Uncle Acid, la furgonella targata Bloom si è concessa una piccola deviazione nelle terre del nord col set degli Spiders, che, sì, è il 21 ottobre 2015, ma non vengono da Marte, bensì da Göteborg. La band di vichinghi, capitanata da Ann-Sofie Hoyles, in un set della durata di una mezzora circa ha proposto il sound volutamente datato del suo ultimo lavoro, “Shake Electric”. Basso e batteria pompano precisi e potenti a sostegno di una chitarra sporca e voluttuosa, sulla quale Anne-Sofie appoggia una vocalità non troppo potente, ma compensata da un’ottima presenza scenica. Hard rock, niente più e niente meno, ma si fa ascoltare eccome, apparecchiando a dovere il parterre per l’arrivo degli headliner.
Il locale è pieno, l’atmosfera calda e, dopo un funzionale cambio palco, tutto è pronto per lasciarsi travolgere e trasportare dal sound degli Uncle Acid. Classicamente in quattro sul palco – Kevin Ryan Starrs (voce, chitarra e organo), Yotam Rubinger (chitarra e voce), Itamar Rubinger (batteria) e Vaughn Stokes (basso), – capelli calati sul volto, la band di Cambridge propone in apertura un trittico di brani pescati dai suoi tre ultimi album, dall’opening track del nuovo “Night Creeper”, “Waiting for Blood”, a “Mind Crawler”, dal precedente “Mind Control”, fino a “I’ll Cut You Down”, brano di apertura di “Blood Lust”. La scaletta, 14 pezzi per un’ora e mezza di concerto solo vagamente intaccata da un problema tecnico all’ampli di K.R. Starrs, comprenderà materiale proveniente da tutte le epoche della loro produzione.
Il viaggio è iniziato, K.R. manda tutto letteralmente affanculo: “amico, metti via quella cazzo di cosa e goditi il concerto!”, dice a un malcapitato fotografo appostato sottopalco. La carica è alta e il Bloom prosegue la sua cavalcata verso l’ignoto sulle note di “Murder Nights”, sprofondando nel magma sonoro degli Uncle Acid, tra riff alla Black Sabbath e voci acide, con “Poison Apple”, “Deaths Door” e “13 Candles”, uno dei momenti più alti della serata. “Pusher Man”, ancora un brano dal nuovo album, prelude l’excursus nel passato remoto di “Vol. 1” con “Crystal Spiders” e “Vampire Circus”, posta in chiusura dopo la nuova “Inside”.
Gran concerto, nonostante il persistere del problema tecnico di cui sopra, per cui K.R. si scuserà ripetutamente col pubblico. Il bello però deve ancora venire. Rientrata sul palco, la band propone un encore di tre pezzi a partire dal singolo del nuovo album: “Melody Lane”. L’esecuzione del pezzo è al fulmicotone e nel parterre le chiome ondeggiano all’unisono. “Ritual Knife” e “Withered Hand of Evil”, entrambe da “Blood Lust”, chiudono un live riuscitissimo e anche se forse “ancora non siete pronti per questa musica” non paventate, “ai vostri figli piacerà”.