Domenica 12 luglio 2015 lo Stadio Euganeo di Padova è tornato ad illuminarsi, questa volta per il concerto di Vasco Rossi. È ormai agli sgoccioli il Live Kom ‘015, partito da Bari a inizio giugno, che ha attraversato tutto lo Stivale richiamando a sé la grande collettività di fan che sempre ruota intorno alla figura del Blasco.
Di motivi per andare a vedere il Vasco ne son stati detti tanti, ma il senso ultimo lo si è colto ieri sera a Padova, dove è andata in scena la prima delle due serate patavine che chiudono il tour: e tutto va sotto la definizione di soddisfazione.
Innanzitutto, quella di vedere un concerto dannatamente rock: la sezione ritmica del Vasco pesta di brutto e gli arrangiamenti proposti esaltano le percussioni in maniera quasi violenta. Una goduria vera. Will Hunt ha uno stuolo di fabbri a martellare sotto i pedali, roba a cui ci siamo abituati solo in altri scenari molto più heavy, e Claudio Golinelli si conferma un gran bassista ad accompagnarlo. Conferma scontata per Stef Burns e i suoi sontuosi assoli, mentre a condividere la scena all’altra chitarra un ottimo Vince Pastano, che strappa numerosi applausi. Completano la formazione Alberto Rocchetti alle tastiere, Frank Nemola a tromba e tastiere, Andrea Innesto a sax e cori e Clara Moroni ai cori (bellissimo l’interludio di “Rockstar” nel quale voce e chitarre ammaliano il pubblico mentre il sig. Rossi si riprende un po’ dalla calura estiva).
La seconda soddisfazione è godersi un Vasco in ottima forma, che dà tutto al suo pubblico e lo trascina in una serata che ha del memorabile, specie contando la replica in programma stasera, ultima occasione per andarlo a vedere quest’estate.
La scaletta è per lo più identica a quanto proposto nelle altre date con qualche extra: due ore e mezzo abbondanti di successi, medley e perle che han fatto ringiovanire più di qualche spettatore presente allo stadio. E di spettatori ce n’erano molti, con un impianto sold out che ha contato oltre quarantamila presenze, e lo si è sudato fin dalle code agli ingressi: ma si sa che il pubblico del Vasco è eterogeneo ma soprattutto fedele e pochi resistono alla chiamata del Komandante.
E neppure i fan si sono risparmiati: cori a squarciagola, ola a profusione, lacrime e sorrisi e pure qualche tetta messa in bella mostra e ripresa sui maxischermi… robe che non ti stanchi mai di vedere, insomma. Aggiungi che nella tua vita il Vasco non lo “vivevi” dai tempi di “Stupido Hotel”, che il palco era spettacolare nella sua struttura e nei giochi di luce, che l’organizzazione ha dato il meglio e finalmente non hai sentito nessuno lamentarsi per facezie o dettagli e hai vissuto una serata quasi perfetta.
Scontato il coinvolgimento emozionale nella chiusura di “Vita spericolata” e “Albachiara”: bisognerebbe esser di legno per non farsi trascinare da ciò che ti scatenano attorno certi pezzi, ma oltre alla partenza al fulmicotone di “Sono innocente ma…” echeggiano ancora nell’aria e dentro le ossa le note di “Siamo soli” e i cori tuonanti di “C’è chi dice no” a ricordarci che no, il Vasco non è ancora finito, ma ne ha ancora tanta e tanta.
Fotografie a cura di Nicola Lucchetta