Vasco, come sappiamo, ama rimettersi in gioco di continuo e la voglia di tornare ad esprimersi in spazi chiusi e arene (italiane ed estere) rientra proprio in questa sua caratteristica. In primis per vedere l’effetto di tale decisione sul proprio pubblico, ma anche per poter passare autunno inverno a fare quello che ama di più: suonare dal vivo.
Già all’alba del concerto del Primo maggio il signor Rossi aveva manifestato la propria volontà di tornare ad esibirsi in luoghi più raccolti, per recuperare un rapporto più intimo con i propri fan e per avere la possibilità di passare più tempo in tour.
Ebbene, dopo un annuncio improvviso ed un nuovo pezzo basato sulla melodia di quel capolavoro assoluto di Creep dei Radiohead, ecco l’atteso ritorno in un palasport, a circa quindici anni dall’ultima volta in cui si trovò a confrontarsi con misure di questo tipo. Un ritorno totale e fortemente voluto al suo glorioso passato, anche dal punto di vista squisitamente musicale.
Diciamoci la verità: i fan veri del Blasco aspettavano da anni tale evento, ormai un po’ stanchi dell’audio spesso approssimativo degli stadi italiani e da scalette troppo simili nel tempo. Dal palazzetto molto accogliente, probabilmente uno dei più piccoli dell’intero tour, ai fan fino ad arrivare alla scenografia curata nei minimi dettagli, tutto appare perfetto per una “data 0” così importante e sentita. Il resto lo fa la musica, mai così incentrata sull’intera carriera del rocker e soprattutto mai così potente negli ultimi tour. Basta dare uno sguardo alla scaletta per rendersi immediatamente conto delle proporzioni dello show e di quelli che verranno a seguire. Era dai tempi del tour di supporto a “Gli Spari Sopra” che non si sentivano cose del genere: “Sono Ancora In Coma” (di una violenza inaudita), “La Nostra Relazione”, “Anima Fragile” o “Incredibile Romantica” si erano sentite negli ultimi dieci anni, ma mai nel corso della stessa serata. Inoltre fa sensazione l’assenza del binomio ormai classico “C’è Chi Dice No/Gli Spari Sopra” e di “Bollicine” al ritorno dalla pausa.
Ecco, proprio il ritorno dalla pausa rappresenta la vera perla della serata con Vasco che, rivolgendosi direttamente ai proprio pubblico, comunica di volergli mostrare come nascono le proprie canzoni. Presa una sedia ed una chitarra acustica, ha inizio lo show: “Sally” è accolta da un boato inimmaginabile dei ragazzi di Mantova, che a ben vedere potrebbero essere quasi tutti figli suoi (e qualcuno magari lo è pure, visto i trascorsi mantovani come Dj…). Le ore passano e la convinzione che qui si stia facendo la storia è sempre più presente nei cinquemila adepti. La parte acustica si conclude col ritorno del gruppo sul palco, che prelude poi al gran finale (quello sì, ancora in linea con gli ultimi anni) di “Albachiara”.
Come da copione, il cantante lascia il palco ai suoi compagni d’avventura appena prima dello splendido assolo finale, dimostrando ancora una volta che il rock in Italia ha un solo nome…
Setlist: Un gran bel film, Cosa vuoi da me, Ieri ho sg. mio figlio, La nostra relazione, Ogni volta, Gli angeli, Domenica lunatica, Dimentichiamoci questa città, Vivere senza te, Anima fragile, Colpa del whisky, Ad ogni costo, Band solo, Sono ancora in coma, Delusa, Quanti anni hai, Stupido hotel, Un senso, Deviazioni, Il mondo che vorrei, Sally, Dillo alla luna, Incredibile romantica, Una canzone per te, Hai ragione tu, Ridere di te, Occhi blu, Senza parole, Vita spericolata, Canzone, Albachiara.
Luca Garrò