Wacken Open Air 2008 – Wacken, Germany 31 luglio/2 agosto 2008

 

Con un colpo di coda dell’ultimo minuto, il nostro instancabile “P.N.” si è goduto la recente edizione del famosissimo Wacken Open Air. Ecco com’è andata in un resoconto piuttosto diverso dal solito.

Quando si dice l’avventura. Approfittando di un turno di riposo inaspettato e trovandomi col socio di diversi viaggi di lavoro vicino ad Amburgo nella mattinata del 31 luglio, ho subito pensato di concedermi l’ultima follia di una vita di eccessi (molto rock and roll come affermazione, ndr). Il Wacken 2008 era a poco più di 150 chilometri dalla nostra posizione e considerando che avremmo dovuto andare a recuperare un carico in Polonia solo il 3 agosto, ho capito che dovevo portare in qualche modo su Outune un resoconto quanto più sobrio possibile di quella che si annunciava un’edizione assoluta del più grande festival metal presente su questa terra.
Chiaro c’era l’incognita biglietti, ma se ho imparato qualcosa in oltre venticinque anni di frequentazione di concerti, il problema non si sarebbe posto. Inoltre ho partecipato a tre Wacken senza mai acquistare il tagliando d’ingresso prima del giorno stesso. Vero, l’ultimo era sei anni fa, ma difficilmente queste cose cambiano…
A conferma di quanto detto, una volta giunti nella sovraffollata cittadina tedesca, mi sono presto imbattuto in bagarini che presidiavano la zona camping a debita distanza: vendevano l’ingresso dei Maiden a 50 euro, ma se gli compravi anche gli altri due giorni ti davano tutto a 100 euro. Inutile dire che 200 euro sono partiti subito come niente. Risolto il problema ticket, ci serviva capire dove potessimo parcheggiare il truck (faccio il camionista se qualcuno non lo sapesse) per ritrovarlo e viverci quando non eravamo impegnati nell’area concerti. Dopo qualche trattativa, il collega che mastica un po’ di tedesco, riesce a scroccare uno spazio dietro una villetta a pochi metri da uno degli ingressi del festival per un centone che copre tutti giovedì e venerdì (sabato notte comunque avremmo dovuto muoverci quindi…). Posto che le spese di viaggio non sono a carico nostro, potevamo entrare trionfalmente al W:O:A 2008 con ancora 300 euro a disposizione e pronti al devasto.
Siamo rimasti sconvolti dal vedere la massa che era accalcata ai varchi dell’area concerti. Disumano. Ricordavo che facesse bene o male sempre sold out il Wacken, ma qua devono aver duplicato almeno la capienza. Ci prendo spesso quando stimo le affluenze agli spettacoli, e credo di non sbagliare se sparo un “oltre 70mila”. Cifre ufficiali dicono 75mila. Credibile. Santo Dio, 75mila persone a un festival metal? Favoloso, in Italia li faremmo forse per un’accoppiata Metallica/Ac-Dc, se andasse di lusso proprio…

 

(http://www.wacken.com)

Fatto sta che per sta fila, siam riusciti a entrare e conquistare delle posizioni decenti per gli Airbourne, e il fatto che siamo vecchi, grossi e buzzurri c’ha aiutato non poco. C’era una calca immonda, probabilmente cominciare a dividere con le transenne le prime file non sarebbe un’idea sbagliata. Tornando a parlare degli Airbourne, vi dico che non li avevo mai visti e mi hanno impressionato. Derivativi al massimo ma che attitudine e quanto alcool e quanta bamba che girerà nei loro backstage, sono divertentissimi, coinvolgenti e sulla cresta dell’onda. Se quello del prossimo anno sarà davvero l’ultimo tour degli Ac/Dc, abbiamo buone chance di aver trovato i successori.
Gli Avenged Sevenfold hanno fatto furore qua in Germania, con mio sommo stupore a dir la verità. Nonostante fossero bene o male tutti convenuti per i Maiden, lo show dei ragazzoni statunitensi è stato apprezzato e supportato, un bel po’ di mosh e un sound ben oliato e potente. Durante una massacrante (una volta non pogavano così tanto al Wacken, son cambiati i tempi…) “Beast And The Harlot” arriviamo con un po’ di stage diving tattico nelle primissime file. Cos’altro posso dirvi ancora sugli Iron Maiden che già non sappiate? Bè di sicuro che vederli al Wacken con delle scenografie monumentali e una serie di fuochi d’artificio visti poche volte prima d’ora a un loro concerto, è un’esperienza che ti segna. La setlist è quella che sapete tutti, ottimi suoni e un Bruce che folleggia come sempre da ogni parte del palco.
Torniamo disintegrati al tir e condividiamo un po’ di birretta e wurstel offerti dai titolari dello spazio abusivo che occupiamo.

Il giorno successivo ce la prendiamo comoda anche perché nel frattempo il cielo promette acqua. Entriamo e restiamo circospetti mentre nel mezzo dell’area concerti si scatenano i wall of death del set dei giovanissimi Job For A Cowboy, che col loro death-core scatenano il delirio sotto palco, quindi ci spostiamo al Party Stage per gustarci il concerto dei Cynic. Oltre al conosciutissimo “Focus”, vengono presentati dei brani che saranno nel prossimo (qualcuno lo dà per imminente) studio record dei nostri. Masvidal e compagni sono sempre meravigliosi da veder suonare e la folla accorsa testimonia che c’è ancora grande aspettativa intorno al loro nome! Torniamo al True Metal Stage per gli Unearth che fanno da sottofondo al pranzo odierno, niente male specialmente gli estratti dal terzo album. La platea, che vede molti più sbarbini rispetto a ieri, manco a dirlo gradisce, vorticando in circle-pit senza sosta. L’affetto che mi lega a Marcel Schmier è datato 1985, quando ebbi occasione di assistere a un loro tremendo set in Germania ai tempi di “Infernal Overkill”. Quest’anno il singer dei Destruction è presente al Wacken con gli Headhunter, autori di un recente disco così così, ma dal vivo le cose cambiano e anche i brani nuovi non fanno prigionieri. Intanto arriva la pioggia e quando ci rispostiamo verso l’area concerti più grande notiamo che le già precarie condizioni del centro prato, sono drammaticamente degenerate in un’abbondante area fangosa. Pioggia non fastidiosa ma che raffredda un po’ la temperatura, ma si sa che al W:O:A non frega un cazzo a nessuno del tempo, l’importante è bere e fare stage diving. A noi invece frega pochissimo di Kamelot, Soilwork e Sonata Arctica, ma bisogna dire che, specialmente i primi, mettono su un bello spettacolo grazie ai fuochi artificiali che accompagnano la loro esibizione. No comment sugli altri due invece, spompati e comunque osannati da una platea che, bisogna ammetterlo, sa godersi la festa anche quando sul palco non ci sono dei fenomeni ma band in pesante calo qualitativo. Snobbiamo clamorosamente gli Opeth per tuffarci nelle botte che si prendono sotto il palco dei leggendari Massacre, band di super nicchia che torna a suonare death metal delle origini in uno dei concerti più intensi del Wacken. Kam Lee invasato e posseduto, tette a caso sul palco e nel pubblico di tipe andate e grugniti che i nuovi “qualcosa-core acts” si sognano. Totali! I Children Of Bodom sono oramai dei mestieranti del metal, hanno capito da tempo come mantenere (se non incrementare) la propria popolarità e dal vivo ogni loro movimento è calcolato. Divertenti le improvvisazioni di “Umbrella” e “Jump”, spiace però constatare che il fulminante esordio e il successivo ottimo “Hatebreeder” rimarranno isolati nella già considerevole carriera dei Nostri. Buon gruppo, solo buono però, anche se qua erano tutti in delirio per Alexi manco fosse Simon Le Bon. Dopo aver scroccato due birre a dei tedeschi sbronzi come mine, torniamo a fare a botte sotto il Party Stage con i The Haunted. Non rimaniamo granché entusiasti del lavoro degli svedesi, anche perché sale dentro di noi la voglia di goderci il megashow promesso da Tobias Sammet e soci per l’appuntamento con Avantasia! Sì, nonostante facciamo i brutallari siamo anime dolci e pie, e benché il terzo capitolo della Metal Opera del bravissimo cantante degli Edguy c’abbia fatto schifo, non vediamo l’ora di veder sul palco quasi tutti i protagonisti della saga. Quasi due ore di set ad altissimi livelli, Tobias si sbatte come un dannato e tra tutti gli ospiti che c’erano è difficile scegliere la miglior spalla della serata (io voto Lande comunque). Onestamente ho sperato fino all’ultimo di vedere Kiske uscire su “Shelter from the rain”, ma sono rimasto contento comunque, peccato per gli iniziali problemi ai microfoni che hanno reso inudibili i primi due pezzi. Chiudiamo tornando a essere brutallosi e satanistici piazzandoci discretamente lontani dal palco per i Gorgoroth. Ero curioso di vedere se avessero riproposto la scenografia blasfema e malata del Dvd e dopo pochi istanti eccomi accontentato. Capre squartate, due donne e due uomini in croce, fumo a manetta e black metal ist krieg come ai vecchi tempi. Inutile dire che dopo mezz’ora avevo le palle piene ma devo ammettere che è stato sicuramente una bella botta vederli dal vivo.

Il terzo giorno era effettivamente quello che aspettavo maggiormente, avevo in testa almeno un sette/otto gruppi da spararmi, e bene o male son riuscito a farlo. In apertura (apertura…erano le 15 ma noi c’eravamo svegliati da un’ora circa…) gli Exodus hanno dimostrato di saperci ancora fare. Chiaro e prevedibile, troppa roba nuova, tuttavia i pezzi nuovi hanno un groove assurdo e il pubblico non s’è fatto pregare a fare un wall of death dietro l’altro. Un po’ di ping pong tra Black Stage e Party Stage per l’accoppiata Hatebreed/Obituary (sì Jasta era sul palco più grande e Tardy su quello piccolo…che volete da me, i tempi cambiano, largo ai giovani si dice no?…), e poi l’attesa per gli As I Lay Dying, ripagata con un concerto totale e violentissimo, su “Within Destruction” ancora un po’ m’arrestano per violenza gratuita e senza senso (com’era il pezzo degli Anthrax? Random Acts Of Senseless Violence” mi pare…). I Carcass hanno dominato il Wacken 2008. Concerto stratosferico con tanto di comparsata della Gossow e ‘assolo’ per il mitico Ken Owen che ho rivisto su un palco messo davvero male. Non sono stato l’unico a commuoversi quando si è rimesso dietro le pelli per fare quel poco che ancora riesce a fare. Rispetto. Grossi anche i Killswitch Engage, che dal vivo sono una garanzia. Anche in questo caso il pubblico tedesco è stato eccezionale nel supportare il gruppo e nell’uccidersi di pogo anche se cominciava a serpeggiare una stanchezza di fondo inevitabile dovuta a 3 giorni di musica e alcol.
Molti li hanno definiti il meglio di questa edizione. Io non sono il loro fan numero uno ma devo includerli a forza nella top 5 assoluta del festival: gli At The Gates hanno riportato in vita lo swedish death che fu, con un sound talmente incredibile che chi non c’era non può capire. Mostruosi, precisi e caricatissimi da una posizione in scaletta altissima. L’ultimo panozzo del festival è coinciso con l’esibizione dei Nightwish, diventati ormai una pop rock band con un quintale di fuochi artificiali a coprire una nullità esecutiva imbarazzante. Il cambio della guardia dietro al microfono ha tolto alla band anche l’unico elemento pseudo-innovativo, pronti per il festivalbar. Fortunatamente a chiudere un’edizione meravigliosa è arrivato Mille ‘Calabria’ Petrozza insieme ai suoi Kreator. Esibizione contornata da una serie di immagini proiettate sugli schermi del palco abbastanza estreme e da un uso delle luci estremamente simile a quello dei concerti degli Slayer. Uragano Mille.
Con tanti saluti ai Lordi, ultimi a esibirsi sul True Metal Stage, e ai nostri fantastici concessori di piazzola, la carovana Sisa-Mantovani si rimetteva in viaggio per rientrare nella normalità, dopo aver completato l’ennesima missione metallica riportando tutto sommato pochi traumi e conservando una discreta lucidità nonostante le birrette ingerite. Vecchi ma duri da abbattere!

Concedetemi di chiudere con una notarella polemica: nei primi pezzi degli Iron è stato pesante vedere quanti ragazzi stavano male per la pressione inaudita che si era creata all’interno dell’area. Non ci si muoveva, se non pogando e tirando cartelle assurde a caso nella folla. Bello il Wacken, sicuramente, ma devo ammettere che prendersi il rischio di ammassare come bestie (perché così eravamo) così tanti fans senza dividere minimamente le aree man mano che ci s’avvicina al palco non è da organizzazione tedesca al bacio. Anche Bruce Dickinson, accortosi della situazione, ha ben presto invitato più volte ad arretrare perché le prime file erano oramai incastrate. E’ andato tutto bene, ma mi auguro che già dall’anno prossimo si divida il pubblico e si organizzi meglio lo spazio. Fare un fracco di audience fa aumentare gli introiti e permette di chiamare band enormi, ma ho anche saputo che un bel po’ di gente non è nemmeno riuscita a entrare nell’area concerti giovedì…e meno male anche perché eravamo già troppi…insomma quest’anno è andata, attenzione però a non sottovalutare il problema…

Ps: godetevi questo video fatto dall’elicotterino del Wacken prima che lo tolgano o cambi d’indirizzo: clicca!

Paolo Sisa

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