Alzate il culo e correte in chiesa! Nella chiesa del blues, ovviamente.
Parte dall’arena civica di Milano il segmento italiano del Fly Tour di Zucchero, finalmente di nuovo a casa dopo tanto girovagare. Apre lo spettacolo quella bella stanga della figlia hippy Irene, con una mezz’ora di ottimo pop rock pieno di blues e soul, chiaramente influenzato dal papà. Ridicolo che la sua stupenda voce sia così bistrattata in Italia (emblematico il caso Sanremo).
Poi si alza il sipario ed è lui, Sugar, a invitarci in un polveroso e barocco teatro di New Orleans per darci una lezione di musica, di passione e di energia. Giusta dose dall’ultimo album Fly (2006) e poi via in un fiume in piena di hits. Non manca davvero nessuno: Bacco, l’amore nell’aria, Morena che balla, lo zio e l’overdose d’amore, il mare, Così Celeste, le mani che sbucciano le cipolle, la sana e inconsapevole libidine, il funky gallo e tante altre.
Zucchero è in ottima forma, certamente inebriato dai fumi del blues, ma con una voce che ha retto perfettamente e in maniera grintosa per tutto il concerto. Per lui solo una piccola sbavatura, data più che altro dall’emozione, nella piccola sorpresa finale. La sua band multietnica poi è una garanzia di potenza, tecnica e carisma. Due ore piene e senza pause, che volano trascinate da Maestro…e poi la messa è finita: andate in pace. Vedete di non mancare.
M.B.
Primo concerto italiano di Zucchero dopo diversi anni e primo sold out: diecimila persone attendono il blues man italiano più apprezzato al mondo ed altre ventimila hanno già in mano i biglietti per i prossimi due giorni. Cornice atipica quella dell’Arena di Milano, inspiegabilmente utilizzata poco, ma di indubbio fascino anche se a rischio intemperie. Il palco è imponente e dall’inconfondibile stile New Orleans, tanto caro all’artista. Forse anche per il rischio pioggia davvero elevato, Zucchero non si fa attendere e, appena cala il sole, si presenta seduto su di un immenso trono, che fa molto Salomon Burke…
Le prime note di “Dune Mosse”, eseguita con rara intensità, ci fanno capire che non sarà un concerto come gli altri e la successiva “Occhi” ci conferma l’inizio soft, ma molto toccante scelto da Sugar. La prima parte dello show è dedicata all’ottimo “Fly”, le cui canzoni si integrano perfettamente con il vecchio repertorio, a differenza degli ultimi album con i quali il musicista emiliano aveva cercato nuove vie. “Bacco Perbacco” scatena la prima festa sul prato tra un pubblico fino a quel momento un po’ freddino e distratto, ma è con canzoni come “Il Volo”, “L’urlo” o, purtroppo, “Baila Morena” che si aprono le danze tipiche dei concerti del nostro. Si rimane ancora stupiti dall’ascoltare la serie continua di hit, spesso mondiali, che questo artista ha saputo sfornare nell’arco di vent’anni di carriera, ma si comprende anche a fondo perché goda di così tanto credito fuori dai confini nazionali.
Il concerto pare non finire mai, “Con Le Mani” viene cantata anche dai condomini intorno all’Arena, “Il Mare Impetuoso…” tira fuori il lato più godereccio di tutti noi e “Diavolo In Me” è l’apice dello Zucchero – pensiero. “Indaco Dagli Occhi Del Cielo” è il preludio alla fine, che non vorremmo mai arrivasse: “Madre Dolcissima”, a mio parere il pezzo più bello della sua discografia e “Per Colpa Di Chi” rappresentano l’ultimo tassello di una serata incredibile. A grande sorpresa, però dopo qualche minuto, Zucchero rientra per una dedica da brividi a Billy Preston e intona quella “You Are So Beautiful” cantata proprio insieme a Preston e Clapton pochi mesi prima della morte del grande artista.
L.G.